Roma, 21 ottobre 2022 – Si sono svolte a Roma, dal 14 al 16 ottobre scorsi, le giornate CELI, l’incontro delle Comunità luterane in Italia all’insegna di un tema da affrontare insieme: con un sorriso.
Incontrarsi è sempre salutare e già di per sé genera gioia. Gli oltre cento partecipanti, provenienti da ogni parte d’Italia, hanno testimoniato la necessità, oggi probabilmente più forte dopo il periodo pandemico, di ritrovarsi insieme.
Il tempo trascorso insieme è stato intenso ma anche piacevole. I momenti di riflessione, i laboratori, le pause, ogni spazio si è arricchito di convivialità, di scambio, di confronto, di riconoscenza.
Nei molti significati che questa parola, in italiano, identifica. Gratitudine innanzitutto, rivolta alle persone, tante, che si sono impegnate nei mesi precedenti per definire il tema, i relatori, i laboratori ed ogni altro dettaglio che ha permesso la buona riuscita delle attività.
Quindi un conoscersi di nuovo. Cioè riconoscere l’altro, l’altra dopo un periodo di distanza, in cui non tutti avevano avuto la possibilità di incontrarsi frequentemente. Oppure, e più semplicemente, ritrovare negli altri, nelle altre, me stesso, me stessa. Identificare cioè in chi incontravamo simili ragioni, volontà, fede che animano l’impegno delle Comunità luterane in Italia.
A questo scopo l’allestimento di stand dove le diverse realtà in cui la CELI è presente è servito a conoscere e riconoscere che, pure nella estrema lontananza geografica, c’è una linfa comune che anima la vita dei luterani in Italia: la testimonianza, in parole e azioni, della grazia di Dio in un tempo non facile e ricco di preoccupazioni.
L’umorismo, il tema di fondo degli incontri, ha permesso a questa amalgama di esperienze, domande, persone di sperimentare quanto la dimensione ecclesiastica dipende dalla ricerca di Dio che continuiamo a compiere, rispetto alla quale non diamo tutto per scontato, già visto, già sentito, già vissuto.
Dio, come ci ricordava la pastora Matthiae, non ride di noi, ma vuol sorridere con noi. Nonostante spesso ci sia davvero poco per cui ridere o sorridere.
Il sorriso non è beffa per il cristiano; per la cristiana ridere è ricerca di condivisione, di ascolto, di empatia, di fede.
Nella nostra esistenza ci possono essere sempre tante ragioni e tanti motivi per non ridere: stress, lutti, malattie, povertà.
Talvolta anche noi ci impegniamo per trovare più motivi per non ridere che per essere allegri, allegre.
Il messaggio che ci è arrivato da questi giorni, invece, è che essere seri non dovrebbe significare diventare seriosi.
Insomma, dobbiamo provare a rendere il cristianesimo ciò che è: la buona notizia, che rende gioiosi.
Sorridere, quindi, non significa banalizzare Cristo né rendere l’evangelo una caricatura che ci fa inorridire. Dio ride. O, meglio, sa anche ridere: con noi.
Le giornate CELI sono state tutt’altro che un invito alla risata o alla banalizzazione, quanto a prendere seriamente la necessità di sorridere proprio per restituire serietà alla nostra presenza nel tempo presente e nelle società in cui ci troviamo.
Sorridere è liberante, quindi, perché ci restituisce la capacità di ridere innanzitutto di noi stessi, di noi stesse. Delle nostre fragilità, delle convinzioni, delle abitudini.
Riflessioni articolate e momenti di laboratorio pratico si sono alternati grazie all’impegno di teologi, esperti, artisti.
Alla fine di questa maratona di incontri, riflessioni, emozioni e molto altro, nella serata romana di sabato risuonavano le note di “der Mond ist aufgegangen” dalla tromba del pastore Tobias Brendel, attorno a cui, un piccolo capannello di partecipanti, a pochi metri dalla rumorosa e trafficata via Aurelia, intonava le parole dell’inno come preghiera di speranza e promessa di ritrovarci insieme ancora una volta. Presto.