Esordisce così il comunicato ufficiale della Federazione Luterana Mondiale (FLM). E subito precisa: “la comunità internazionale non ha fatto abbastanza per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”.
È una edizione fatta di luci e ombre quella appena conclusa in Egitto. Luci e ombre che si alternano a seconda della prospettiva da cui si guarda alla conferenza delle parti (Conference of the Parties, COP).
Iniziata il 6 novembre scorso la COP27 per due settimane di negoziati si è svolta a Sharm el-Sheikh. Diversi risultati positivi certo, ma anche la constatazione di quanto vi sia ancora da fare per garantire giustizia ai più vulnerabili.
Infatti, precisa la FLM: “dopo molti anni di battaglie per ottenere un sostegno internazionale per le comunità colpite dagli impatti dei cambiamenti climatici possibilità, la COP27 ha istituito un fondo per affrontare le perdite e i danni indotti dal clima”.
Per Isaiah Toroitich, responsabile dell’advocacy globale della FLM “è questo il risultato più significativo della COP27“. “L’istituzione di questo fondo – sottolina Toroitich – pone le esigenze dei Paesi vulnerabili nell’agenda della finanza climatica”. “Finora, infatti, i più vulnerabili hanno pagato con le loro vite e i loro mezzi di sussistenza i cambiamenti climatici”.
E, se il fondo per affrontare le perdite e i danni causati dal clima è una buona notizia, pochi sono i progressi sul versante del riscaldamento globale
Una conferma di quel che, da tempo, la FLM sostiene: “la crisi climatica ha impatti che vanno oltre la capacità di adattamento delle singole comunità. Quindi, bisogna fare ogni sforzo per finanziare questo nuovo fondo per le perdite e i danni in modo che possa rispondere alle esigenze di queste comunità”.
Luci ed ombre dicevamo. Infatti molto altro deve essere ancora fatto e, “nonostante l’esito positivo della COP27, il risultato complessivo non è all’altezza di ciò che è necessario per affrontare il cambiamento climatico in modo decisivo”.
La conferenza tuttavia non è riuscita a compiere progressi significativi nell’affrontare la mitigazione dei cambiamenti climatici, in particolare la riduzione delle emissioni di carbonio. Risultati questi, che non hanno risposto all’appello della FLM ad abbandonare tutti i combustibili fossili.
Con la partecipazione alla COP27, la FLM ha inteso riaffermare un chiaro impegno nell’affrontare i cambiamenti climatici rendendoli centrali nella propria agenda di lavoro.
Proseguendo, inoltre, l’impegno di advocacy attraverso l’azione che le chiese membro e i programmi nazionali svolgono insieme alle comunità locali.
“Attraverso il nostro lavoro continuo a livello locale e nazionale, contribuiamo all’azione per il clima”, ha dichiarato Elena Cedillo, responsabile del programma della FLM per la giustizia climatica.
Un riconoscimento che punta al sostegno del ruolo delle chiese ed al sostegno loro destinato su questi temi. Perciò la FLM “sta costruendo una rete di azione per il clima in collaborazione con altri partner ecumenici, religiosi e della cd. società civile”.
Non marginale poi il dato che ha distinto la rappresentanza luterana alla COP27 guidata da giovani provenienti da diversi Paesi. Per Savanna Sullivan, Program Executive della FLM per i giovani: come luterani fondiamo “la nostra azione sulla fede perciò siamo a favore di valori che sostengono i diritti dei più vulnerabili e la cura di tutta la creazione di Dio”.
Mentre per Anania Ndondole della Chiesa evangelica luterana in Tanzania “I giovani devono alzare la voce per la giustizia climatica e per un futuro su questo pianeta; sentirsi ambasciatori del cambiamento, coinvolgendo anche un maggior numero di giovani donne – le madri di domani”.
Esperienze locali che intrecciano l’impegno istituzionale e che testimoniano una visione ben più ampia dell’impegno nelle due settimane in Egitto.
“Durante la COP27 – racconta Alžběta Hamrová della Chiesa evangelica dei fratelli cechi (Repubblica Ceca) – nel mio Paese si sono svolti numerosi scioperi per il clima e, anche dinanzi a discussioni molto controverse e molte resistenze sulla giustizia climatica […] dobbiamo prendere una posizione chiara come Chiesa”.
La delegazione della LWF, composta da quaranta delegati, ha seguito con attenzione i negoziati governativi, partecipato a marce e manifestazioni facendo sentire la propria voce in numerosi eventi collaterali e tavole rotonde, spesso in collaborazione con altre organizzazioni religiose o giovanili.