Roma, 12 luglio 2024 – Correva l’anno 2015 quando, al binario 1 della stazione di Bolzano sono arrivate migliaia di persone, di migranti.
Un’ondata di persone volevano proseguire verso nord ma si trovavano bloccate dalle leggi, la burocrazia ed il freddo.
Era infatti inverno quando l’Associazione Schutzhütte (Rifugio) B1 iniziò a muovere i primi passi fino alla costituzione ufficiale nel 2017. Promossa tra altri e altre da Caroline Hohenbühel, della Comunità Luterana di Bolzano, Schutzhütte ha proseguito il proprio impegno con dedizione e coraggio.
Il sostegno dei luterani mondiali
Proprio in questi giorni il lavoro di Schutzhütte B1 è stato presentato al pubblico grazie ad un dettagliato reportage sul sito della Federazione Luterana Mondiale (qui in inglese) che vogliamo qui brevemente ripercorrere.
L’associazione – infatti – è tra le destinatarie del sostegno finanziario della Federazione Luterana Mondiale (LWF), attraverso il suo programma Member Church Projects .
Cosa succede quando?
Spesso la curiosità rispetto a cosa succede ai migranti giunti nel nostro Paese non viene espressa. La paura di chiedere qualcosa di sconveniente o, semplicemente, il timore di scoprire che chi arriva è esattamente una persona come tutti e tutte noi ma che spesso è peggio trattata da tutti e tutte, limita le domande e, di conseguenza, non permette alle risposte di aiutarci nella comprensione.
Il lavoro di Associazioni come Schutzhütte B1 non si limita quindi a realizzare pratiche, iniziative, progetti di inclusione ma ad alimentare le domande perché l’interesse verso questo fenomeno possa trovare ascolto e condivisione.
Quindi si chiedono alla Federazione, cosa succede alle donne con disabilità che arrivano da sole in una nuova città? Che non sono in grado di svolgere le normali attività per guadagnarsi da vivere a causa delle loro limitazioni?
Succede che, grazie al lavoro di Schutzhütte B1, queste donne vengono accompagnate in un percorso di inclusione finché “non hanno più bisogno di noi come compagne”.
Innanzitutto l’etica protestante
Lo scopo è chiaro ma anche disarmante. Come disarmante è l’etica protestante: aiutare chi ha bisogno di aiuto affinché non ne abbia più bisogno.
Così Schutzhütte B1 fornisce un rifugio di emergenza, protezione e altre forme di supporto alle persone fragili, migranti e senzatetto.
La scelta di fornire un supporto alla persone che hanno bisogno di protezione o di un alloggio temporaneo, donne single con figli o fragilità per le quali difficilmente troverebbero altre forme di aiuto, tra i principali focus dell’Associazione.
La grazia è un regalo inaspettato
Le storie che incrociano Schutzhütte B1 sono state e sono tante. Segni di possibilità e della grazia di Dio di poter dare una mano.
Come la storia di Gift (nome di fantasia per tutelare l’identità della persona) che vive facendo i conti con una disabilità cognitiva.
Originaria della Nigeria, il sistema di supporto sociale della giovane donna era scaduto quando Schutzhütte B1 Rifugio l’ha accolta durante il periodo natalizio del 2021.
Sebbene volesse essere indipendente, Gift aveva bisogno di aiuto per svolgere la maggior parte delle attività quotidiane. Dopo averla supportata per 18 mesi, le è stato finalmente assegnato un posto in un dormitorio per lavoratori e l’accesso a un lavoro protetto.
Un cambiamento importante ma dal “retrogusto amaro”. Ed allora, da Schutzhütte B1 arriva un’altra domanda scomoda: come possono coloro che sono palesemente disabili vivere in modo indipendente a Bolzano, quando i luoghi di lavoro protetti riescono a malapena a pagare il loro sostentamento e non hanno nessuno che li aiuti?
Oppure la storia di Nataliia e suo figlio. Avvocato in Ucraina, fuggita dalla guerra, inizialmente ospitata insieme al figlio in un appartamento di proprietà della chiesa luterana italiana. Adesso lavora nel settore della ristorazione e suo figlio frequenta la scuola secondaria.
Schutzhütte B1 un macramé solidale
Schutzhütte B1 offre anche spazi in cui le donne possono condividere esperienze sulle loro preoccupazioni attuali, problemi traumatici del passato e su come costruire resilienza e concentrarsi su nuovi obiettivi e prospettive.
In una di queste attività, la Sig.ra Eliana Muraro, volontaria nei servizi sociali, invita le donne a sessioni di uncinetto.
Eliana stessa è arrivata in Alto Adige dal Brasile. Molti anni fa. Così ha iniziato a prendere parte a diverse campagne per aiutare rifugiati e migranti. Unendo le persone per creare bellissime opere d’arte che viaggiano sull’intreccio di fili.
Fili che legano insieme storie, culture, esperienze diverse: creano condivisione unendo le persone, spezzando la solitudine.
Perché si, spesso i migranti, le persone fragili vivono solitudini che contribuiscono ancora di più ad isolarli e opprimerli.
“La comunità è una cosa positiva” dicono da Schutzhütte B1. Consente di conoscere altre donne, “scambiarsi idee, parlare italiano e tedesco insieme, imparare le une dalle altre e provare un senso di scopo facendo le cose insieme”, ha osservato Julia Kuppelwieser, membro dello staff dell’associazione.
Più richiedenti asilo
Nel 2023, circa 160 persone si sono rivolte a Schutzhütte B1 che ne ha accolte in alloggio 70, tra le quali 31 donne e 18 bambini: in appartamenti e in una sala della chiesa temporaneamente adattata per loro.
La permanenza media prima di trovare un alloggio un lavoro ed un alloggio più stabile è compresa tra sei e diciotto mesi, con un supporto che copriva spese essenziali come l’assistenza medica e l’assistenza all’infanzia.
Le nazionalità più diffuse tra coloro che si sono rivolte a Schutzhütte B1 sono circa 18, tra le quali: afghana, iraniana e pakistana; o dai Paesi dell’Africa occidentale, settentrionale e del Corno d’Africa; ed ancora dall’Europa centro-orientale e dall’Italia.
Oltre ai rifugi di emergenza per i gruppi vulnerabili, le attività dell’associazione nel 2024 si concentrano sulla difesa dei diritti di coloro che cercano protezione internazionale e assistenza legale, in particolare per le donne single. Fino, come detto sopra, alla ricerca di lavoro e alloggi stabili, all’organizzazione di corsi educativi e culturali e a campagne di sensibilizzazione sui diritti umani e dei rifugiati.