
COP30: uniti per la giustizia climatica
Leader religiosi chiedono impegni concreti per la giustizia climatica alla COP30.
Uniti per la giustizia climatica
Dal 18 al 20 marzo scorsi, cinquanta delegati si sono riuniti a Brasilia per un incontro preparatorio in vista della COP30 (conferenza delle parti della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). L’evento ha coinvolto leader religiosi, giovani, comunità indigene e rappresentanti della società civile dell’America Latina e dei Caraibi.
Organizzatori e obiettivi dell’evento
La Federazione Luterana Mondiale, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, Caritas International, ACT Alliance e altre realtà religiose hanno promosso l’incontro con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione per la giustizia climatica e formare i leader nelle competenze di advocacy.
Appello all’azione per la COP30
L’ultimo giorno dell’incontro, i delegati hanno presentato alla ministra brasiliana Marina Silva un “Appello all’azione sulla strada per la COP30”. Il documento chiede impegni concreti per il clima, la transizione energetica e la protezione delle comunità vulnerabili.
Il ruolo delle Chiese nel contrasto ai cambiamenti climatici
Durante il panel “Gli impatti del cambiamento climatico”, il vescovo Guadalupe Cortéz ha parlato delle perdite non economiche e dei danni alla salute mentale causati dalla crisi climatica. Carine Wendland ha ribadito l’importanza di includere i giovani nei processi decisionali e nell’azione climatica.
Le richieste del documento finale
Il documento presentato a Marina Silva, che peraltro è cristiana evangelica, denuncia la distruzione degli ecosistemi causata da agricoltura intensiva, estrazioni minerarie e combustibili fossili. Richiede la fine dei sussidi ai fossili, investimenti in energie rinnovabili, giustizia climatica e supporto alle comunità più colpite.
Del resto la stessa ministra ha affermato l’importanza della prossima COP30 dalla firma dell’accordo di Parigi dieci anni fa.
“Il 2024 – ha ricordato Marina Silva – è stato il primo anno nella storia in cui la temperatura media globale ha superato l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi. Siamo arrivati a 1,6°C e la scienza ci ha già avvertiti: superare 1,5°C significa più siccità in Amazzonia, più incendi nella Pantanal, più ondate di calore… L’intero pianeta sta percependo lo squilibrio climatico. Pertanto, la COP30 non è solo Brasile, Para o Amazzonia, è una COP di tutti i 195 paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi. La responsabilità di affrontare questa emergenza climatica è di tutti noi“.

Priorità alle voci vulnerabili
L’appello delle Chiese, quindi, sottolinea la necessità di dare centralità alle comunità più colpite dalla crisi climatica. La resilienza delle popolazioni dell’America Latina e dei Caraibi diventa il punto di partenza per costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Un passo verso Belém
La COP30 si svolgerà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre. I leader religiosi chiedono che la conferenza sancisca impegni concreti per affrontare le conseguenze irreversibili del cambiamento climatico.
Religioni e clima: un’alleanza urgente
La collaborazione tra comunità di fede è fondamentale per promuovere giustizia ambientale, diritti umani e transizione ecologica. L’incontro di Brasilia ha segnato un passo importante in questa direzione.