
Sinodo Luterano: insieme per progettare
A Roma, dal 24 al 27 aprile, le Comunità luterane italiane riflettono su identità, vocazione e cambiamento
Il XXIV Sinodo
Dal 24 al 27 aprile 2025 si terrà a Roma il Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Un appuntamento importante per il cammino delle Comunità luterane presenti sul territorio italiano.
Il tema scelto per questa seduta, che è la seconda del XXIV Sinodo, è: “Insieme per progettare il futuro”. Si tratta di un invito alla riflessione sulle sfide attuali e sulle opportunità che attendono la CELI nei prossimi anni. Un Sinodo, quindi, a porte chiuse, con un carattere interno e riservato, ma non per questo meno partecipato o rilevante.
Ne abbiamo parlato col Presidente del Sinodo, il Dr. Alfredo Talenti, leggiamo insieme cosa ha risposto.
Il Sinodo 2025 ha scelto di essere un evento interno. Come mai questa scelta e cosa ti aspetti emerga da questo formato più riservato?

La scelta è ancora precedente alla mia elezione nell’aprile 2024 ed è stata dettata esclusivamente da ragioni logistiche: a Roma, per via del Giubileo della Chiesa cattolica, nel 2025, sarebbe stato praticamente impossibile prenotare il consueto contingente allargato di camere per la sistemazione anche degli ospiti.
Questo non mi ha fatto piacere, perché il Sinodo è anche momento di incontro con fratelli e sorelle di altre chiese e confessioni, l’occasione per sviluppare e approfondire contatti. Non si deve quindi certamente interpretare questo primo Sinodo della nuova presidenza come un segno di chiusura che non fa parte né del nostro temperamento né tanto meno della natura stessa della CELI. La CELI, soprattutto oggi, in un’epoca di grande mobilità, è una chiesa d’incontro tra persone in movimento, lungo varie direttrici, Italia – Germania, ma non solo, ci sono tante storie che sarebbe bello potersi prendere del tempo per raccontarsele e comprenderle. reciprocamente. Ed in effetti, l’opportunità che abbiamo allora voluto cogliere con questo Sinodo è stata quella di “prendersi del tempo”, in particolare per parlare un po’ più approfonditamente della nostra Celi.
Il tema “Insieme per progettare il futuro” suggerisce un cambio di passo. Insieme, per ribadire una prospettiva comune, unitaria verso la progettazione: è un cammino possibile in una Chiesa “federale” che riconosce alle Comunità larghe autonomie e indipendenza?
Naturalmente non è un cammino semplice, ma proprio la storia secolare del mondo attuale è caratterizzata dalla stessa sfida: possono esistere solo strutture autoritarie, verticistiche e carismatiche o non è invece urgente proprio ora dimostrare che l’autonomia e l’indipendenza possono trovare forme efficaci di cooperazione, e nel tempo magari anche più efficaci?
Nella nostra attività di chiesa basata sulle sue congregazioni, possiamo testimoniare il valore del dialogo tra gli individui, nel quadro del dialogo di fede.
I gruppi di lavoro affronteranno questioni delicate come l’organizzazione del pastorato o la sostenibilità economica. Quale è la relazione tra questi due aspetti e quale è il futuro prossimo che attende le Comunità?
Le risorse finanziarie e di personale contribuiscono a determinare la forma organizzativa di una Chiesa, come di qualsiasi altro ente: una Chiesa peraltro si differenzia, perché risponde a esigenze e valori che sono trascendenti.
L’eventuale mutamento delle forme, dettato da necessità contingenti, non pregiudica il perseguimento di quelle esigenze e valori, secondo lo spirito d’altronde dell’Ecclesia semper reformanda.
Le Comunità dovranno trovare nuove loro forme di vita, meno incentrate sulla figura tradizionale del pastore titolare e dovranno accrescere l’aggregazione tra loro. Ciò conferma, tornando alla domanda precedente, che il rispetto dell’indipendenza e lo sforzo unitario dovranno sempre più imparare a convivere e questo Sinodo vuol essere un passo significativo in quella direzione.
Ci troviamo in una fase storica complessa. Le Chiese vivono tutte la preoccupazione del futuro. Non vedi in questo il rischio che il Sinodo possa trasformarsi in un cahiers de doléances e, alla fine, arrivare a decisioni che siano condizionate dalle preoccupazioni?
Vogliamo evitare questo rischio, fin dalla scelta del “motto”, che ha voluto proprio sottolineare questo.
La discussione non dev’essere preconcetta sulle forme esistenti, «che cosa teniamo, che cosa dolorosamente tagliamo, il futuro quale incognita assoluta».
No, la prospettiva si radica nell’oggi, ma è un oggi, di cui parte integrante è l’attività di progettare il futuro.
Quale è il ruolo che pensi dovrà avere la comunicazione in questo cammino?
Fondamentale, non c’è dubbio, e lo testimonia anche la scelta di darsi un motto, un “titolo” al tema, sintetico e generale, ma suscettibile di essere caricato di tanti contenuti.
Oggi siamo di fronte e nel mezzo di una mutazione tecnologica, che diventa antropologica.
L’importanza dell’aspetto visuale e della parola concisa e semplificata possono piacere o meno, ma sono un dato di fatto, rispetto al quale le Chiese non possono sottrarsi, ma hanno anzi il dovere di trovare immagini e parole, ricche di contenuti ed emozioni, che possano controbilanciare immagini e parole, spesso fortemente “maligne”.
Quale messaggio vuoi lanciare oggi alle Comunità, ai pastori, ai presidenti e ai membri della CELI in vista di questo Sinodo?
“Più stare insieme” e “più progettare”: è una possibilità che è un dono, con l’aiuto di Dio.
Dialogo, progettazione, collaborazione
Nel cuore dei lavori, soprattutto durante la giornata tematica di venerdì 25 aprile, i Sinodali saranno chiamati a partecipare attivamente in gruppi di lavoro, organizzati per affrontare temi strategici come:
- La vita e l’evoluzione delle Comunità locali
- Il presente e il futuro del pastorato
- L’organizzazione interna della CELI come struttura ecclesiale
- Le finanze della Chiesa e delle Comunità
- La missione pubblica della CELI nel contesto italiano
- Le strategie di comunicazione interna ed esterna
Ogni gruppo sarà moderato da esperti e persone attivamente impegnate nella vita ecclesiale, e sarà invitato a redigere un rapporto finale che confluirà in una riflessione comune utile per delineare proposte concrete.
Discernimento condiviso
L’obiettivo dichiarato, quindi, è quello di trasformare questo momento in un’opportunità di crescita collettiva, nella consapevolezza che l’attuale contesto richiede nuove visioni, maggiore flessibilità e un rinnovato senso di corresponsabilità. Non si tratta solo di fare scelte pratiche, ma di interrogarsi sul senso stesso dell’essere chiesa oggi, nella pluralità dei contesti locali e nella complessità della società italiana contemporanea.