
Chiese in Germania: tra federalismo e unità
I cambiamenti demografici, il calo di membership. La Vescova Hofmann propone maggiore collaborazione tra le Chiese evangeliche e nuove modalità contrattuali per i pastori e le pastore.
Un Nuovo Modello per le Chiese Regionali
La Vescova della Chiesa Evangelica di Kurhessen-Waldeck, Beate Hofmann, ritiene necessaria una maggiore collaborazione tra le 20 Chiese regionali evangeliche in Germania. Davanti alla continua diminuzione del numero di membri si renderanno necessari cambiamenti strutturali per rendere il sistema ecclesiastico più efficace e comprensibile.
“Alcuni aspetti del sistema attuale sembrano superati e difficili da spiegare,” ha dichiarato in un’intervista all’Evangelischer Pressedienst (epd). La domanda cruciale riguarda il futuro delle Chiese regionali: si arriverà alla creazione di una grande Chiesa unificata o si svilupperà un nuovo modello federale?

Collaborazione tematica preliminare
Hofmann propone un approccio graduale, iniziando con una collaborazione tematica tra le Chiese regionali, riducendo gradualmente l’importanza delle singole istituzioni. “Dobbiamo prima crescere insieme dal punto di vista dei contenuti e della cultura ecclesiale, poi valuteremo quali strutture siano necessarie”, ha spiegato.
Attualmente, infatti, una fusione delle strutture organizzative ed ecclesiastiche richiederebbe un impegno gravoso: sia sul piano amministrativo che organizzativo. La priorità, secondo Hofmann, è rafforzare la cooperazione pratica per affrontare le sfide comuni prima di intraprendere un eventuale processo di unificazione formale.
Nuove prospettive per i pastori e le pastore
Un altro punto cruciale riguarda lo status del corpo pastorale. La Chiesa in Kurhessen-Waldeck sta valutando l’abolizione dello status di funzionari pubblici per pastori e pastore. Anche se, al momento, non esiste “ancora una decisione definitiva”, tuttavia la modifica delle condizioni contrattuali potrebbe essere una delle misure chiave per il consolidamento del bilancio nella situazione attuale.
Certo, la questione non è solo finanziaria e, secondo Hofmann, riguarda la riflessione “sulla motivazione e sull’impegno spirituale di chi lavora nella Chiesa“. “Molti collaboratori laici – ha spiegato – sono profondamente impegnati nella missione della Chiesa. Ha perciò ancora senso chiedere ai pastori un vincolo di fedeltà particolare? Io mi aspetto fedeltà da tutti”.
Un futuro di sfide e opportunità
La Chiesa Evangelica di Kurhessen-Waldeck conta circa 692.000 membri, un quinto in meno rispetto a dieci anni fa. La necessità di adattarsi a questi cambiamenti demografici richiede nuove strategie per garantire la sostenibilità della missione ecclesiale.
Il futuro delle Chiese evangeliche in Germania, che è ormai al centro del dibattito tanto dei sinodi regionali quanto a livello centrale, sembra orientato verso un modello più flessibile e collaborativo, capace di rispondere meglio alle sfide della società contemporanea.
Chiesa Evangelica di Kurhessen-Waldeck
Dopo la riunificazione della Germania la sede della Chiesa risulta essere proprio nel centro geografico della Federazione. L’Assia settentrionale e orientale sono considerate le “terre ancestrali” dell’elettorato di Assia-Waldeck, ma ne fa parte anche Smalcalda in Turingia, così come la valle del Kinzig, che si estende da Schlüchtern fino a Hanau.
Beate Hofmann
Prof. Dott. Beate Hofmann è Vescova luterana della chiesa evangelica di Kurhessen-Waldeck.
Nata a Bad Tölz nel 1963, ha compiuto il suo anno di volontariato sociale nel lavoro coi disabili in Alta Baviera.
Ha studiato teologia protestante a Bethel, Heidelberg, Evanston (USA), Amburgo, Monaco di Baviera. A Monaco-Hasenergl ha svolto, dal 1991 al 1993, il periodo di Vicariato in una Comunità sociale.
Nel 1993 è stata ordinata Pastora della Chiesa Evangelica Luterana in Baviera.
Ha proseguito gli studi ed è stata Assistente di ricerca del Prof. Dr. Michael Schibilsky presso l’Istituto di teologia pratica dell’Università Ludwig Maximilian (LMU) di Monaco di Baviera fino al conseguimento del dottorato in teologia con una tesi sul ” servizio delle madri bavaresi della Chiesa evangelica luterana. Storia e metodi di lavoro riflessi in documenti e interviste”.
Fino al 2003 è stata Direttore teologico del centro di formazione continua della Diakonie Neuendettelsau e anche pastora nella Chiesa di San Lorenzo.
Dal 2003 al 2013 Professore di educazione comunitaria e lavoro educativo della Chiesa presso l’Università Evangelica di Norimberga nella Facoltà di formazione religiosa, lavoro educativo e lavoro diaconale.
Successivamente e fino al 2019 è Professore di scienza diaconale e gestione diaconale presso la Kirchliche Hochschule Wuppertal / Bethel, dal 10/2017 Direttore dell’Istituto di scienza diaconale e gestione diaconale presso la Kirchliche Hochschule di Bethel.
Dal 29 settembre 2019 è Vescova della Chiesa Evangelica di Kurhessen-Waldeck .

Trieste: cultura e fede
La mostra Attraversamenti esplora la storia, l’arte e la spiritualità aTrieste, promuovendo riflessioni su fede, pandemia e rinnovamento interiore.
Un viaggio tra arte e spiritualità
La mostra diffusa Attraversamenti, aperta fino al 27 aprile, invita a scoprire la ricchezza storica, teologica e artistica della Comunità evangelica luterana di Trieste. Questo percorso espositivo esplora il dialogo tra arte e fede, evidenziando il ruolo centrale dell’architettura e delle opere artistiche nella testimonianza cristiana.
La Chiesa Luterana di Trieste e il tema del rinnovamento
La Comunità Evangelica Luterana di Trieste, con la sua storia radicata nel XVIII secolo, è parte integrante di questo viaggio artistico. Le opere esposte in Largo Panfili affrontano il tema della rivoluzione interiore, un principio centrale della Riforma. La fede luterana pone al centro il cambiamento come elemento essenziale dell’esistenza, e l’arte di Turin interpreta questa trasformazione attraverso immagini evocative e materiali in dialogo con lo spazio sacro.

La rinascita tra simbolo e materia
L’installazione presente nella chiesa luterana riflette sul passaggio tra vita e morte, sia in senso reale che simbolico. L’artista utilizza materiali di recupero, esaltando il valore della memoria e della rigenerazione. Le opere suggeriscono un rinnovamento continuo, coerente con la visione luterana che vede la vita di fede come un cammino in costante evoluzione.

Un percorso che attraversa le fedi
L’esposizione coinvolge luoghi di diverse tradizioni religiose, sottolineando l’importanza del dialogo e dell’incontro. La Comunità Luterana, insieme alle altre realtà coinvolte, offre uno spazio in cui arte e spiritualità si fondono, invitando alla riflessione su temi universali come la speranza, la resilienza e il cambiamento.

Conferenza di Pechino 30 anni dopo
La Federazione Luterana Mondiale partecipa alla revisione della Piattaforma d’Azione di Pechino, riaffermando l’impegno per la giustizia di genere e la responsabilizzazione dei governi.
Un anniversario di lotta per la parità di genere
Nel settembre del 1995, migliaia di attiviste per i diritti delle donne e rappresentanti di oltre 180 nazioni si riunirono a Pechino per un evento storico. La Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne segnò una svolta nella lotta per l’uguaglianza, culminando nell’adozione della Dichiarazione e Piattaforma d’Azione di Pechino. A trent’anni di distanza, la Federazione Luterana Mondiale (LWF) parteciperà alla Commission on the Status of Women (CSW) che si aprirà oggi a New York, per valutare i progressi compiuti e le sfide ancora aperte.
Un bilancio necessario
La Dichiarazione di Pechino, firmata all’unanimità da 189 paesi, tracciò un percorso chiaro per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne. Il documento individuava 12 aree prioritarie su cui intervenire con urgenza. Sikhonzile Ndlovu, Senior Advocacy Officer per la Giustizia di Genere della Federazione, sottolinea l’impegno costante dei luterani nell’attuazione di queste politiche negli ultimi trent’anni. “Quest’anno il nostro ruolo nel processo di revisione sarà cruciale. Collaboreremo con l’Ecumenical Women e altri partner per evidenziare gli ostacoli ancora presenti e i rischi di regressione in molte nazioni,” afferma Ndlovu.

Le sfide ancora aperte
Molti problemi individuati a Pechino nel 1995 sono ancora attuali. Il divario salariale di genere, il peso sproporzionato del lavoro di cura non retribuito e le discriminazioni economiche e sociali continuano a limitare le opportunità per donne e ragazze. Ndlovu evidenzia il ruolo fondamentale delle organizzazioni religiose nel promuovere il cambiamento: “Le ingiustizie persistono, ma le comunità di fede possono essere attori chiave nel sensibilizzare governi e società”.
Responsabilizzare i governi
La delegazione della Federazione alla 69ª sessione della CSW include molte giovani donne e uomini, che avranno l’opportunità di comprendere i complessi meccanismi decisionali a livello globale. Delegati da Zimbabwe, Sudafrica e Svezia condivideranno esperienze su come coinvolgere e monitorare i governi affinché rispettino gli impegni presi.
Il lavoro dei delegati è coordinato dal Lutheran Office for World Community (LOWC), con sede a New York. La direttrice Christine Mangale ha denunciato le difficoltà burocratiche che impediscono ad alcuni delegati africani di partecipare: “Questo rende ancora più urgente il nostro compito di chiedere conto ai governi che cercano di silenziare le voci delle chiese impegnate nella giustizia di genere”.
Uno sguardo al futuro
Tra gli eventi principali della LWF a New York, spicca il lancio di una pubblicazione che raccoglie le testimonianze delle delegate alla Conferenza di Pechino del 1995. Figure di spicco come Rev. Dr Musimbi Kanyoro (Kenya), Priscilla Singh (India) e Christine Grumm (Stati Uniti) rifletteranno sui progressi compiuti e sulle sfide ancora aperte.
Un altro evento, organizzato in collaborazione con la Comunione Anglicana, esplorerà le aspettative dei giovani riguardo al futuro della Piattaforma d’Azione di Pechino. I delegati della LWF parteciperanno anche a incontri sul ruolo delle donne nella costruzione della pace e sulla necessità di superare tabù e norme sociali discriminatorie.

Bando Microprogetti: 26 gli Enti finanziati
Il Concistoro della CELI ha approvato l’elenco degli Enti ammessi ad un finanziamento dall’otto per mille luterano
Partiamo dai dati
Sono state 457 le Istanze di Contribuzione che sono giunte alla Commissione di Valutazione per chiedere un finanziamento ai loro progetti mediante i fondi dell’otto per mille luterano.
Il bando si è svolto dal 18 novembre al 18 dicembre con un aumento di oltre il 60% delle Istanze rispetto allo scorso anno.
Una piattaforma dedicata (e che per il futuro verrà ulteriormente implementata) ha raccolto le richieste e suddivise per tre aree di intervento: climatica, culturale ed educativa.
Un lavoro complesso
Esaminare una così rilevante quantità di progetti non è cosa da poco, tanto più se si considera le numerosissime variabili da considerare: documenti, bilanci, sintesi progettuale, cronoprogramma, regolare funzionamento degli Enti, area geografica di azione, persone coinvolte, equilibrio d’uso del finanziamento, congruità tra proposte e destinatari, e molto altro
Con la consapevolezza di un budget contenuto, 100 mila euro in totale, insufficiente per coprire tutte le richieste, quindi con la necessità di una redistribuzione che risultasse utile ai progetti selezionati.
Perché un bando?
La CELI vuol innanzitutto esprimere riconoscenza a tutte le Associazioni, Organizzazioni, a tutti gli Enti che hanno partecipato. E, attraverso loro, a tutte le persone a vario titolo coinvolte.
La progettazione non è un lavoro semplice. Tanto più che ogni bando segue procedure in parte simili e in parte non standardizzate e peculiari dell’Istituzione che lo propone.
Ciò naturalmente avviene per evidenziare le peculiarità, le finalità che ogni bando vuol perseguire e quali valori intende promuovere.
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia non è l’Istituzione con il maggior introito derivante dall’otto per mille.
Ciononostante, come luterani, abbiamo ritenuto il bando potesse rispondere a ciò che per noi è un preciso mandato evangelico: condividere non il superfluo ma proprio ciò di cui si ha più di bisogno.
I progetti esclusi
Certo, questa condivisione non è estendibile all’infinito, proprio perché le risorse di cui disponiamo sono limitate.
Perciò il ringraziamento va in particolare ai progetti, la gran parte, oggi esclusa da questo bando.
Dietro ogni Istanza c’è la fatica, il lavoro, il tempo di persone e non aver oggi potuto rispondere positivamente a questi progetti ci interroga. Si tratta infatti di una domanda su come poter allargare i paletti della tenda della condivisione, per usare una espressione cara al profeta Isaia.
Non crediamo che i progetti esclusi siano quindi meno importanti di altri. Crediamo invece sia importante che le relazioni che i bandi stanno permettendo di costruire vadano approfondite per soluzioni nuove al fine di consentire una sempre più larga platea di progetti da poter sostenere.
I progetti selezionati
Sono 26 le Istanze ammesse a finanziamento con un contributo che supporterà la realizzazione di progetti in Italia, così come previsto dal bando.
L’istruttoria ha evidenziato un dato su cui riflettere: la gran parte delle Istanze è giunta dai grandi centri urbani e dalle regioni dove la presenza associativa ha un proprio ruolo non marginale.
Minore il numero dei progetti giunti dalle regioni con un tessuto associativo più fragile.
Ente | Contr. | Regione | Comune | Area |
Bambinisenzasbarre ETS | 4.000,00 € | Calabria | Cosenza | Educativa |
Ass.Multiculturalismo Solidarietà EU | 4.000,00 € | Lombardia | Milano | Climatica |
Fondo Niccolò Piccinni | 4.000,00 € | Veneto | Castelnuovo del Garda (VR) | Culturale |
Associazione Tampep ETS | 3.000,00 € | Piemonte | Torino | Educativa |
APS Torpiubella | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Educativa |
Asscociazione Culturale Materia Viva a.a.r.2000 | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Culturale |
Viterbo con Amore ODV | 4.000,00 € | Lazio | Vitorchiano | Climatica |
Areté Ensemble | 4.000,00 € | Piemonte | Giovinazzo (BA) | Culturale |
TEATRO DEI VENTI APS | 4.000,00 € | Emilia | Modena+Castelfranco Emilia | Culturale |
Donne contro la violenza ETS | 4.000,00 € | Trentino Alto-Adige | Merano | Educativa |
Casa delle donne Lucha y siesta | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Educativa |
Aps Sud Est Donne | 4.000,00 € | Puglia | Bari | Educativa |
Associazione Meris Mediterraneo Ricerca e Sviluppo | 4.000,00 € | Sicilia | Favara | Climatica |
ComiciCamici ETS | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Educativa |
I girasoli APS | 4.000,00 € | Abruzzo | Avezzano | Educativa |
Artespressa APS | 3.000,00 € | Toscana | Lucca | Educativa |
Erosanteros APS | 4.000,00 € | Emilia-Romagna | Ravenna | Culturale |
Associazione Spotiva Dilettantistica Oculus Sail ASD | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Educativa |
Italia Gay Network | 4.000,00 € | Lazio | Roma | Educativa |
Toponomastica femminile | 4.000,00 € | Lazio | RM | Educativa |
Nasca – Teatro di Terra ETS | 4.000,00 € | Puglia | LE | Culturale |
Salto del Delfino Coop. Soc. | 4.000,00 € | Sardegna | SU | Culturale |
Associazione culturale Incolti Ets | 4.000,00 € | Sicilia | PA | Climatica |
ASSOCIAZIONE CULTURALE PUTÉCA CELIDÒNIA ETS | 4.000,00 € | Campania | NA | Culturale |
ESN Milano Bocconi | 2.000,00 € | Lombardia | MI | Educativa |
FAIR cooperativa sociale | 4.000,00 € | Liguria | GE | Climatica |
TOTALE | 100.000,00 € |
Il ruolo delle Comunità luterane
La presenza, in diversi territori, di una Comunità luterana si rivela sempre più elemento rilevante: di collaborazione e conoscenza, di consolidamento e impegno comuni che rendono più forte il tessuto socio-culturale delle città.
Questa collaborazione è un punto importante che auspichiamo possa consolidarsi e possa aprire nuove strade di sostegno agli Enti che operano nei territori.
Il bando non è l’unico modo per collaborare con la CELI: l’invito è quindi a cercare le nostre Comunità, condividere con loro le idee, i progetti. In una parola fare rete.
Tanto più che in prospettiva visite, incontri e iniziative locali potrebbero assumere una rilevanza particolare nelle valutazioni di lavoro della CELI.
Le iniziative future
Anche da questo bando la CELI sta imparando. Le decine di telefonate e le centinaia di mail giunte in sede durante l’applicazione del bando hanno trovato risposta.
Si tratta di segnali di attenzione e fiducia che ci spingono a pensare a nuove possibilità di partecipazione, di incontro, di condivisione.
I prossimi mesi saranno cruciali per definire meglio quel che già è in una fase avanzata di riflessione a partire dalla domanda: come poter aiutare meglio chi fa del bene al prossimo?
Sulla parola “partecipazione” si concentrerà il lavoro della CELI. Partecipazione in ciò che accomuna l’impegno dei luterani con quello delle tante Organizzazioni che hanno partecipato e parteciperanno ai bandi.
Nei prossimi mesi e su queste pagine tutte le informazioni sui progetti futuri.

Non nominare Dio invano
L’uso politico del nome di Dio riemerge con forza nel XXI secolo per giustificare ingiustizia e oppressione: un fenomeno in contrasto con il Dio dell’amore e della misericordia.
Il comandamento dimenticato
L’Antico Testamento riporta due volte, nel libro dell’Esodo e in quello del Deuteronomio, l’espressione: “Non nominare il nome di Dio invano“.
Si potrebbe intendere questa frase come un semplice ammonimento contro la bestemmia o l’uso irrispettoso del nome di Dio. Ma è davvero solo questo il suo significato?
Il comandamento biblico va più in profondità: non è solo un monito contro l’irriverenza, ma un divieto ad usare il nome di Dio per giustificare l’ingiustizia, coprire menzogne e tollerare l’oppressione. In breve: non usate Dio per i vostri scopi!
La religione nella politica contemporanea
Se il secolo scorso, per dirla con T.S. Eliot, si è concluso con un lamento, questi primi decenni del nuovo secolo sono iniziati nello stesso modo. Dove ci porteranno?
L’impegno delle Chiese per una società più laica e inclusiva ha portato intanto a una realtà paradossale: molti politici si rifugiano in simboli e richiami religiosi per compiere scelte che non solo giustificano l’ingiustizia, ma la promuovono apertamente. Non coprono le menzogne, ma le espongono, salvo poi negarle. Non tollerano l’oppressione, ma la legalizzano.
Trump il profeta
Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, una “nazione sotto dio”, viene rappresentato come colui cui è affidato un mandato profetico. Durante la campagna elettorale del 2024, un video di supporto proclamava: “God made Trump” (dio ha fatto Trump).
Il 7 febbraio scorso, il Presidente ha istituito “The White House Faith Office” e si è fatto ritrarre circondato da predicatori e telepredicatori che gli imponevano le mani invocando dio.
Anche in Europa, diversi leader politici hanno introdotto richiami religiosi nei discorsi istituzionali non per affermare valori universali, ma per ingraziarsi le frange più conservatrici e fondamentaliste della società e delle Chiese, riproponendo l’attualità della lotta tra bene e male in cui presentarsi come rappresentanti del bene.
Un dio minuscolo
Alle obiezioni sull’evidente contraddizione tra i valori “tradizionali” promossi tra queste frange cristiane e la figura di Trump, la risposta di alcuni predicatori è sconcertante: tutti hanno peccato, e nella Bibbia Dio ha usato uomini imperfetti come Re Davide e Mosè. Questo è il ragionamento di Franklin Graham, figlio del famoso evangelista Billy Graham.
L’uso politico del nome di dio, progressivamente alienato nel Novecento, è rientrato in scena come programma politico. Un programma che promuove intolleranza, discriminazione, speculazione e violenza.
Ma di quale dio si parla? Di un dio triste, arrabbiato, meschino. Un dio minuscolo, funzionale alle necessità del potere. Un dio che assomiglia più agli uomini che al Dio della Parola.
Il Dio che Libera
L’uso del nome di dio per giustificare il potere riduce la fede a una formula che alimenta le paure umane anziché liberarcene. Questo dio non libera, non comprende, non ha pietà per l’orfano, la vedova o il debole. Non pratica la misericordia del buon Samaritano.
Non gioisce della verità, perché non la riconosce. È un dio piccolo, triste, funzionale a chi si fa bullo del prossimo. Un dio che scompare davanti al potere e festeggia con il denaro.
Un dio che, in effetti, non esiste. Perché il suo compito si esaurisce nel momento stesso in cui viene evocato.
Per questo, oggi più che mai, è il tempo favorevole per annunciare il Dio che accoglie, che coltiva speranza, che è misericordioso. La cui grazia trasforma le persone. Un annuncio centrale e sovversivo.
Su questa certezza stiamo, per dirla con Martin Lutero: non possiamo altrimenti. Dio ci aiuti.

Le Chiese e la Difesa della Democrazia: l’appello di Henrik Stubkjær
Il presidente della LWF, Henrik Stubkjær, esorta le chiese a difendere la democrazia e la dignità umana, sottolineando il ruolo della speranza e della responsabilità pubblica.
Un Appello alla Responsabilità delle Chiese
Henrik Stubkjær, presidente della Federazione Luterana Mondiale (LWF), ha incontrato i leader della Chiesa Evangelica Luterana Unita in Germania a Vienna il 1° marzo. Durante l’incontro, ha sottolineato il ruolo delle chiese nella difesa della democrazia e nella condivisione della speranza in tempi di crisi. Ha ricordato il pensiero di Dietrich Bonhoeffer, che individuava tre compiti essenziali per le chiese: predicare il Vangelo, denunciare l’ingiustizia e partecipare al dialogo per soluzioni concrete.
Stubkjær ha evidenziato la crescente erosione dei valori democratici in molte parti del mondo e ha ribadito che democrazia, testimonianza pubblica e speranza sono strettamente collegate nella missione delle chiese. Tuttavia, ha anche sottolineato la necessità di considerare i diversi contesti politici in cui operano le 150 Chiese membri della LWF, molte delle quali vivono come minoranze religiose, affrontando sfide complesse con coraggio.
Le Minacce alla Democrazia
Stubkjær ha poi analizzato il fenomeno delle democrazie minate dall’interno, evidenziando la crescita del populismo e dell’estremismo in Europa, Stati Uniti e America Latina. Ha messo in guardia contro l’uso strumentale della parola “democrazia” da parte di forze che, in realtà, promuovono strutture autoritarie. Di fronte a questa sfida, ha invitato le chiese a chiarire non solo le strutture democratiche, ma anche la cultura democratica, fondamentale per garantire libertà e giustizia.
Chiesa e Stato: Un Ruolo Profetico
Riflettendo sulla separazione tra chiesa e stato, Stubkjær ha ricordato la dottrina luterana dei “due regni” di Martin Lutero. Sebbene le chiese non debbano interferire negli affari statali, ha ribadito la loro responsabilità profetica nel richiamare i governanti ai principi di giustizia, carità e pace.
Ha citato il documento della LWF The Church in the Public Space (2016), che invita le chiese a uscire dalla loro “zona di comfort istituzionale” per rispondere attivamente alle sfide sociali e politiche. Questo quadro d’azione sottolinea l’importanza di garantire pari accesso ai beni comuni, sicurezza per i più vulnerabili e partecipazione inclusiva nelle decisioni politiche.
La Speranza come Fondamento dell’Azione
Stubkjær ha concluso il suo intervento ribadendo che la speranza non è ottimismo ingenuo, ma un principio teologico che guida l’impegno nella realtà. Ha affermato che la speranza dona il coraggio di difendere la dignità umana quando la democrazia è minacciata e la perseveranza di lavorare per la giustizia anche quando i progressi sembrano lontani.
Ha infine richiamato il messaggio dell’Assemblea LWF di Cracovia: “La speranza è la lente attraverso cui guardiamo il mondo, seguendo Cristo nel nostro cammino verso il futuro”.
Foto di copertina
LWF President Henrik Stubkjær joined Lutheran leaders from Germany for a discussion about church and democracy. Photo: VELKD/Frank Hofman

Crisi del debito: appello per una economia più giusta
La Federazione Luterana Mondiale si unisce ai leader religiosi ed invita i governi ad azioni concrete di giustizia economica.
La crisi del debito devasta i Paesi più poveri
In un appello congiunto, leader di diverse fedi sollecitano azioni governative per risolvere la crescente crisi del debito globale. La Federazione Luterana Mondiale (LWF) ha pubblicato una dichiarazione in cui si evidenzia l’impatto devastante del debito sui paesi più poveri. La dichiarazione sottolinea come il debito ostacoli lo sviluppo sostenibile e perpetui la povertà. 3,3 miliardi di persone, quasi metà della popolazione mondiale, “vivono ora in paesi che spendono di più per il pagamento del debito che per la salute, l’istruzione o le misure climatiche salvavita“.
Un appello alla giustizia economica
I leader religiosi chiedono la cancellazione del debito per le nazioni più vulnerabili. Sostengono che le attuali politiche economiche globali aggravano le disuguaglianze. La dichiarazione invita i governi a riformare il sistema finanziario internazionale per promuovere equità e solidarietà.
L’impatto della pandemia
La pandemia di COVID-19 ha esacerbato la crisi del debito. Molti paesi hanno aumentato i prestiti per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica. Questo ha portato a livelli di debito insostenibili, mettendo a rischio servizi essenziali come sanità e istruzione.
Il ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali
La dichiarazione critica il ruolo di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Ed evidenzia come le loro politiche spesso impongano austerità ai paesi debitori, aggravando le condizioni di vita delle popolazioni. I luterani, insieme a tutti i leader religiosi coinvolti chiedono un approccio più compassionevole e giusto nella gestione del debito.
Un invito all’azione
La Federazione esorta le comunità di fede a mobilitarsi e a sensibilizzare le proprie Chiese sull’argomento. Incoraggiando l’advocacy a livello locale e internazionale per influenzare le politiche governative. La dichiarazione si conclude con un appello alla solidarietà globale per costruire un futuro più giusto e sostenibile.

Elezioni Germania: un segnale per l’Europa?
Le elezioni in Germania hanno mostrato un’ampia partecipazione, ma le sfide per la democrazia restano. Le Chiese ribadiscono il loro ruolo nel promuovere dialogo e responsabilità sociale.
Libertà è partecipazione
In Italia, Giorgio Gaber cantava che “libertà è partecipazione”. In Germania, le persone lo hanno dimostrato con i fatti.
Oltre l’82,54 % degli elettori ha votato. Questo dato non si spiega solo con la volontà di frenare l’avanzata dell’AfD, sebbene questo fattore abbia avuto un peso.
Tutti i partiti hanno lavorato per sensibilizzare gli elettori sull’importanza del voto. Anche l’AfD ha partecipato attivamente alla mobilitazione, dimostrando che l’ondata di destra non sta rallentando, soprattutto in alcune aree dell’est della Germania.
Il dato sulla partecipazione è il più alto dal 3 ottobre 1990, giorno della riunificazione tedesca, e dal 2 dicembre dello stesso anno, quando il 77,66% degli elettori partecipò alle elezioni per il Bundestag.
La democrazia è viva?
A giudicare dal numero dei votanti la risposta è certamente affermativa.
Le Chiese in Germania si sono impegnate, con forza, perché la sfiducia e la stanchezza non prevalessero.
Nonostante le incertezze economiche e sociali che stanno investendo il Paese, la rassegnazione non ha prevalso. Finora.
E, se è vero che la democrazia tedesca ha evitato le difficoltà che, invece, sono oggi vissute dalle democrazie francese e italiana, questo risultato non può essere dato per definitivo.
Non è la certificazione d’uscita da una crisi profonda che attraversa tutte le democrazie liberali. Né il risultato di una inversione di tendenza.
È una chance
La Germania ha abituato l’Europa a governi di coalizione. Ed anche stavolta l’orizzonte di domani sarà un governo di coalizione. Quale, però, è il grande dilemma. Tutte le forze uscite ridimensionate dalle urne, SPD in testa, non ha certo voglia di esporsi ad un logoramento di governo. Quanto alle altre: quale sarà veramente disposta ad un governo con un partito guida, CDU/CSU, radicalizzato verso destra?
Tutti i partiti hanno escluso alleanze con l’AfD. E, a suo modo, l’AfD ha escluso di sostenere governi di quelle forze che considera l’«Ancien Régime».
Tuttavia un partito che, su base nazionale, rappresenta oltre il 20% dei cittadini può essere davvero escluso dal gioco democratico?
Le democrazie liberali, anche in Italia, ci hanno abituato a questi “cordoni sanitari” che servivano a contenere le forze che si volevano escluse dal potere.
Lo si è fatto per decenni con le forze di sinistra. Con il PCI in Italia e con il PDS in Germania.
Ma oggi non siamo più né negli anni ’70 e neppure nei primi anni 2000.
L’interesse delle forze che vorrebbero portare l’Europa verso democrazie autoritarie è proprio evidenziare l’esclusione che le aspetta unita alla stanchezza della vecchia politica, questa si, ancora ingessata dentro schemi e meccanismi percepiti come distanti dai cittadini.
La questione è complessa. E complicata. Ed il problema, superato il momento elettorale, resta.
La destra estrema proverà a rinserrare i ranghi: mantenere un clima da campagna elettorale permanente. Ha tutto l’interesse a farlo, a logorare il prossimo governo federale per riproporsi alle prossime elezioni (che potrebbero non arrivare affatto alla scadenza naturale della legislatura) come “coloro che avevano ragione“.
D’altra parte i partiti di governo saranno impegnati a governare, a caricarsi delle responsabilità che questo comporta. Svantaggi inclusi.
Il mondo
La Germania dovrà subito sciogliere i nodi delle alleanze in Europa e nel mondo. Potrà esercitare ancora un ruolo guida in una Europa così fragile dinanzi all’avanzata di un nuovo neocolonialismo statunitense?
Friedrich Merz, dell’Unione Cristiano Democratica ha ribadito che una vittoria alle elezioni avrebbe comportato un ruolo europeo in cui gli interessi della Germania siano prioritari sugli interessi comunitari.
Una risposta a chi ritiene l’Europa un fardello più che una opportunità. E non certo una buona notizia per l’Italia.
La politica di privilegiare gli interessi nazionali degli Stati membri non favorisce politiche comunitarie avanzate e di redistribuzione dello sviluppo.
L’egoismo nazionale rischia di fare proprio il gioco voluto oltreoceano con una Unione Europea a molte velocità, molte voci, che passerà così il tempo a dividersi dinanzi a sfide che si fanno sempre più cruciali: dalla pace in Ucraina, al ruolo nel mediterraneo, fino alle sfide tecnologiche legate all’AI.
Il ruolo delle Chiese
I protestanti tedeschi avevano ribadito che la “democrazia non è negoziabile“. E sottolineato la convinzione che “i punti di forza della nostra democrazia, in particolare la negoziazione di compromessi e la tutela delle minoranze, siano efficaci anche in tempi di crisi“.
L’avanzata di una società sempre più polarizzata, avvertivano prima della tornata elettorale, in cui le persone non sono più disponibili o lo sono meno all’ascolto ed al confronto, è un rischio pericoloso.
Un rischio che alimenta “l’estremismo e in particolare il nazionalismo etnico“, fenomeni “incompatibili con il cristianesimo“.
La buona notizia è che le Chiese hanno cominciato a comprendere che la democrazia non è negoziabile. Che è questo lo spazio dove l’ecumene può crescere, impegnarsi, ripensarsi.
La velocità di questi processi di comprensione è tuttavia messa alla prova dal confronto con le società attuali.
È sufficiente la consapevolezza delle sfide che ci riguardano, tanto in Germania quanto in Europa e in Italia in particolare: cambiamento climatico, crisi economiche, impoverimento e rapida trasformazione del lavoro, guerra in Ucraina e a Gaza, migrazioni?
Certo è un punto di partenza importante. Cui fa da eco la situazione specifica che è vissuta dalle Chiese: riduzione dei membri, quindi diminuzione delle risorse, paura di perdere la propria identità, preoccupazione per la sorte delle certezze accumulate negli anni.
La Germania è lontana?
Le chiese cristiane in Germania sono preoccupate per la coesione sociale. Una preoccupazione non nuova e che si lega anche al fatto che l’AfD non è soltanto un fenomeno molto radicato all’Est ma riguarda anche una parte dei credenti.
Immaginare infatti che i protestanti tedeschi, come anche i cattolici, siano rimasti immuni alla destra estrema non è realistico né probabile.
Non va sottovalutata infatti la convergenza, che si è realizzata a fine gennaio, tra l’Unione Cristiano-Democratica e Cristiano-Sociale, Liberali e AfD proprio in materia di politiche migratorie. In senso più restrittivo e severo naturalmente.
Sebbene la Chiesa Evangelica in Germania (EKD) e la Conferenza episcopale cattolica tedesca abbiano messo in guardia contro l’alleanza più stretta tra queste forze, e i partiti di centro si siano subito precipitati ad escludere che quella convergenza si sarebbe tradotta in alleanza di coalizione, il dato che alcuni temi eticamente rilevanti vedano convergere queste forze, è preoccupante.
Tanto più che una parte considerevole dei cittadini e delle cittadine ritiene giusto rendere le politiche in materia di asilo più severe e, in genere, dare una stretta alle politiche di accoglienza dei migranti.
Il Presidente del parlamento bavarese, Klaus Holetschek, cattolico, dinanzi alle preoccupazioni delle Chiese aveva dichiarato: “In una democrazia, le questioni di politica quotidiana appartengono al parlamento, non alle prediche“.
Mentre il Il presidente della CSU e primo ministro bavarese Markus Söder, protestante, rincarava: “Accettiamo le critiche, ma allo stesso tempo dobbiamo anche avere la possibilità di esprimere la nostra opinione, incluso me in quanto devoto cristiano“.
Segno che le tensioni pre-elettorali dovranno pure trovare spazio e terreno di confronto oggi, per evitare di aumentare la distanza tra spazio politico-sociale e Chiese.
Ci sono voluti decenni se non secoli perché le Chiese assumessero una responsabilità di partecipazione globale alla vita sociale prendendo posizione e quindi parte al dibattito pubblico. Questo ruolo, certo talvolta esercitato con una prudenza forse eccessiva, è oggi alla prova di tenuta delle democrazie.
Ne possiamo fare a meno? È utile ristabilire una divisione netta tra sfere di influenza? È immaginabile una Chiesa che torna ad esistere solo dentro gli edifici di culto?
Queste e molte altre domande ci riguardano forse più di ieri perché è oggi, in questo preciso momento che le libertà democratiche sono messe in discussione.
Rimanere vigili
La vescova luterana, presidente del Consiglio dell’EKD, Kirsten Fehrs, proprio nelle scorse settimane è intervenuta nel dibattito pubblico difendendo i progressi delle chiese su questioni chiave come migrazione e democrazia.
Fehrs ha anche avvertito che “la maggior parte delle persone nel nostro Paese avverte una divisione. E molti si stanno ritirando nelle loro bolle“.
Con conseguenze gravi che portano le persone, a partire dai cristiani e dalle cristiane, a dichiarare di non riuscire più a esprimersi liberamente senza mettersi nei guai e quindi di rinunciare a farlo per paura.
Possiamo certamente riconoscerci in queste situazioni e nei rischi che vengono evidenziati dalle Chiese e dal contesto tedesco.
Coltivare una speranza rinnovata
L’opportunità delle elezioni tedesche, quindi, e del dibattito che muove la società tedesca, non dovrebbe essere ignorata anche in Italia.
Le Chiese, proprio quando si avvertono più fragili e vulnerabili, forse allora più assomigliano alla “chiesa delle origini”.
A quel cristianesimo nascente che ha bisogno di una nuova palingenesi, un rinnovamento che non si compie mai definitivamente.
Mentre ci sentiamo sopraffatti e travolti dalla velocità con cui gli eventi capitano, siamo chiamati e chiamate a sperare contro speranza.
Per quanto le nostre forze sembrino poca cosa dinanzi al tumulto, è in questo tumulto che la nostra fede può coltivare una speranza rinnovata. Non una illusione che non tiene conto della realtà, ma una caparbia certezza che la realtà non ha l’ultima parola su ciò che siamo e su ciò che possiamo fare ancora.

Luterani e Pentecostali il dialogo continua
Luterani e Pentecostali si incontrano in Brasile per approfondire il legame tra culto e formazione cristiana, rafforzando il percorso compiuto fino ad oggi.
Al via la seconda fase
Dal 21 al 28 febbraio, teologi della Federazione Luterana Mondiale (LWF) e della Pentecostal World Fellowship si riuniscono in Brasile per inaugurare la seconda fase del loro dialogo teologico. L’incontro si svolgerà presso la Faculdades EST Lutheran University di São Leopoldo, nel sud del paese, e avrà come focus il rapporto tra culto e formazione cristiana.
Un dialogo in crescita
La prima fase del dialogo, svoltasi tra il 2016 e il 2022, ha prodotto il rapporto “Lo spirito del signore è su di me”. Durante gli incontri in diverse parti del mondo, tra cui Filippine, Germania, Cile, Madagascar e Stati Uniti, i partecipanti hanno esplorato temi centrali della fede cristiana, come la proclamazione del Vangelo, l’attenzione verso i poveri e i ministeri di guarigione e liberazione. L’obiettivo era comprendere meglio le rispettive tradizioni teologiche e spirituali per favorire una testimonianza comune.
18 «Lo Spirito del Signore è sopra di me,
Luca 4, 18-19
perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri
e il ricupero della vista ai ciechi;
per rimettere in libertà gli oppressi,
19 per proclamare l’anno accettevole del Signore».
Il primo ciclo ha approfondito l’identità cristiana alla luce di Luca 4:18-19, evidenziando l’importanza della missione e del servizio nei contesti locali. Il nuovo ciclo mira a rafforzare questa comprensione attraverso l’analisi del culto e del suo ruolo nella formazione spirituale dei credenti.
Il culto come esperienza formativa
Il tema del culto e della formazione cristiana è emerso grazie alle discussioni nel Comitato per le Relazioni Ecumeniche del Consiglio LWF. Secondo il professor Dirk Lange, segretario generale aggiunto della LWF per le relazioni ecumeniche, molte Chiese luterane e pentecostali stanno affrontano sfide comuni.
Un impegno ecumenico giovane
Il confronto tra Luterani e Pentecostali è relativamente nuovo. Ha preso avvio nei primi anni 2000 grazie a incontri preparatori organizzati dall’Istituto per la Ricerca Ecumenica di Strasburgo. Questo secondo ciclo di dialogo sarà co-presieduto dal reverendo Johannes Zeiler, della Chiesa di Svezia, e dallo studioso svizzero Jean-Daniel Plüss, presidente dell’European Pentecostal Charismatic Research Association.
Zeiler ha sottolineato il valore del dialogo: “Luterani e Pentecostali hanno molto da imparare gli uni dagli altri. Questo percorso implica un apprendimento e una riflessione congiunta, radicata in esperienze condivise a livello globale. La sfida è bilanciare le differenze tra i nostri contesti e tradizioni, mantenendo al contempo creatività e coraggio nella riflessione teologica“.
Un’opportunità di crescita reciproca
L’incontro in Brasile rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore comprensione reciproca. Approfondire il ruolo del culto nella formazione cristiana aiuterà le due tradizioni a trovare nuove forme di collaborazione. Attraverso il dialogo, Luterani e Pentecostali cercano di rafforzare la loro testimonianza comune e di rispondere meglio alle sfide del mondo contemporaneo.
Dettagli
Foto di copertina: Johannes Zeiler e Jean-Daniel Plüss, © LWF/A. Hillert.
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Germania: minacce al pastore Paar
Il prevosto luterano Steffen Paar ha ricevuto minacce anonime per la sua omosessualità e il suo impegno sociale. La Chiesa evangelica risponde con fermezza, ribadendo il suo impegno per la giustizia.
In breve
Il prevosto luterano Steffen Paar, leader del distretto ecclesiastico di Rantzau-Münsterdorf, ha ricevuto una lettera anonima con minacce, firmata da un sedicente gruppo di estrema destra legato all’AfD. Il testo attacca la sua omosessualità e le sue posizioni su clima e migrazioni. La lettera porta il logo dell’AfD, anche se il partito di estrema destra ha negato ogni coinvolgimento annunciando azioni legali contro l’uso non autorizzato del proprio simbolo.
Una minaccia che non intimorisce
Paar ha reso pubblica la lettera, dichiarando su Instagram che lui e suo marito non si lasceranno intimidire. La Chiesa evangelica-luterana della Germania settentrionale ha presentato denuncia alle autorità, ribadendo la sua solidarietà al prevosto. La vescova luterana della regione, Kristina Kühnbaum-Schmidt, ha condannato l’episodio, affermando che la Chiesa non si lascerà scoraggiare dalle minacce.
Attacco al messaggio evangelico
Le minacce contro Paar non sono solo un attacco personale, ma mettono in discussione i valori fondamentali della Chiesa luterana: inclusione, giustizia sociale e difesa della dignità umana. La Vescova luterana della diocesi di Schleswig e Holstein, Nora Steen, ha sottolineato che nessuno dovrebbe subire intimidazioni per la propria identità o per le proprie opinioni.
Un impegno pubblico per la democrazia
Paar è noto per il suo attivismo e la sua partecipazione a manifestazioni contro l’estrema destra. Crede nel ruolo pubblico della Chiesa e nella necessità di una posizione chiara contro il crescente estremismo politico.
La reazione della società civile
L’AfD dello Schleswig-Holstein ha preso le distanze dalla lettera, affermando il proprio impegno per un confronto politico rispettoso. Mentre numerose persone e istituzioni hanno espresso solidarietà a Paar, dimostrando che la società civile non rimane in silenzio di fronte all’odio.
La risposta della Chiesa: resistenza e unità
Un anno fa, nel corso di una manifestazione contro l’estrema destra, Paar ha citato il versetto biblico: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:21). La sua risposta alle minacce oggi è chiara: rifiutare la paura, difendere i valori democratici e continuare a testimoniare il Vangelo con coraggio.
Questa vicenda, a pochi giorni dalle elezioni federali del prossimo 23 febbraio, dimostra che l’impegno cristiano per la giustizia non è privo di rischi, ma anche che la Chiesa può e deve restare un punto di riferimento per la difesa della dignità umana.