Roma, 25 settembre 2024 – Questo il senso della dichiarazione del Decano della CELI, pastore Carsten Gerdes, resa all’agenzia NEV nei giorni scorsi.
In poche ore il referendum abrogativo per modificare l’articolo 9 della legge 91/1992 ha superato le 500 mila firme richieste per poter essere indetto.
Il limite dei 10 anni venne infatti introdotto nel 1992. Un tempo nel quale è obbligatorio il soggiorno legale ininterrotto in Italia. Il referendum punta a ridurre questo tempo ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
In Italia sono circa 2 milioni e 500 mila persone che, in questo momento, pur contribuendo alla crescita e allo sviluppo, non hanno alcun diritto: poter votare, partecipare ai pubblici concorsi, etc…
Nel nostro Paese la legge, dal 1865 fino al 1992, prevedeva infatti che gli anni necessari fossero cinque. Con i dieci anni attualmente in vigore il sistema italiano è tra i pochi più restrittivi d’Europa. Si pensi, ad esempio, alla Germania che, proprio nel mese di giugno scorso, ha emanato la legge sulla modernizzazione della cittadinanza tedesca (Staatsangehörigkeitsmodernisierungsgesetz – StARModG).
I bambini nati in Germania da genitori stranieri, ad esempio, acquisiscono la cittadinanza tedesca dopo cinque anni.
Il principio dell’estensione della cittadinanza può rappresentare la possibilità, evangelica, di “rendere la terra che tutti e tutte ci accoglie come il luogo dove tutti e tutte stiamo e in pace viviamo“.
Il referendum proposto è già un compromesso: rimarrebbero infatti invariati gli altri requisiti stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza per l’ottenimento della cittadinanza.
Ad esempio la conoscenza della lingua italiana o il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito. Ed ancora il corretto pagamento delle tasse, l’assenza di crimini, etc….
Martin Lutero sosteneva che le leggi sono destinate a finire, ma le coscienze hanno una durata più lunga (Das Recht ist ein zeitlich Ding, das zulezt aufhören muß, aber das Gewissen ist ein ewig Ding, das nimmermehr stirbt).
Ecco, come luterani in Italia possiamo ritenere che i tempi siano più che maturi per cambiare la legge sulla cittadinanza. Non farlo, o astenerci dal farlo, o, più semplicemente, attendere in silenzio, renderebbe un cattivo servizio alla nostra coscienza di cristiani.
Perciò il dibattito attorno a questo tema merita di essere tratto fuori dal pericoloso recinto delle ideologie contrapposte.
Come evangelici luterani possiamo auspicare che tutto ciò renda più giusta ed equa la società nella quale viviamo.
Non si tratta di risolvere i mali atavici che affliggono il nostro tempo né tutte le discriminazioni che affliggono il nostro Paese.
Si tratta tuttavia di estendere la partecipazione alla costruzione di una società coraggiosa, secondo un principio di una sana e plurale coesistenza ed integrazione, verso coloro che oggi, pur vivendo da anni in Italia, vengono discriminati per un insensato sentimento di paura o miopia legislativa.