Roma, 19 giugno 2024 – I conflitti in più di 50 Paesi nel mondo hanno favorito la ripresa dei programmi di deterrenza nucleare.
Questo l’allarme lanciato dal Peace Research Institute di Stoccolma (SIPRI) nel suo rapporto annuale presentato nei giorni scorsi nella capitale svedese.
Il quadro tracciato dall’Istituto svedese è desolante ed è un avvertimento all’umanità: ci troviamo in una delle fasi più pericolose della nostra storia.
Secondo il Sipri le potenze nucleari fanno sempre più affidamento sulla deterrenza nucleare. I nove stati che detengono la tecnologia atomica in grado di realizzare armamenti nucleari non solo hanno modernizzato i loro arsenali, ma alcuni di loro hanno anche sviluppato nuovi sistemi d’arma nell’ultimo anno.
In quasi tutti gli Stati dotati di armamenti nucleari – ha affermato Hans Kristensen, ricercatore del Sipri – “ci sono piani definiti o una chiara spinta per aumentare le forze nucleari“.
La Russia aveva ripetutamente minacciato di usare armi nucleari a causa del sostegno occidentale all’Ucraina. E, nel maggio di quest’anno, ha avviato le esercitazioni tattiche sulle armi nucleari vicino al confine ucraino.
Da decenni, dalla Guerra fredda, le armi nucleari non svolgevano un ruolo così importante nelle relazioni internazionali.
Perciò il concetto di deterrenza nucleare, espressione coniata proprio durante quel periodo, è tornato a fare riferimento alle strategie d’attacco e contrattacco nucleare nello scenario geopolitico attuale.
Con una aggiunta: la deterrenza non è più soltanto una ipotesi utile a scoraggiare l’aggressione. Una risposta possibile ad un determinato scenario di guerra. L’escalation è un mostrare i “muscoli”, una guerra psicologica già adesso in atto.
In teoria la deterrenza consiste nel predisporre misure tali per cui il nemico, in vista delle conseguenze di un suo attacco, sia dissuaso dal metterlo in opera. Nella pratica è ripartita la corsa agli armamenti iniziata nel secondo dopoguerra: con tecnologie e capacità distruttive esponenzialmente più terribili e definitive.
Il rischio e la speranza
Secondo le stime del Sipri, nel mondo esistono circa 12.000 testate nucleari, di cui oltre 9.500 operative. A detenerle gli USA, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele. Tuttavia quasi il 90% di queste armi si trovano negli Stati Uniti e in Russia.
E se, da un lato, il numero totale globale di testate nucleari di vecchia costruzione sta diminuendo a causa del graduale smantellamento delle armi dell’era della Guerra Fredda, il numero delle testate nucleari operative è in aumento.
Una tendenza che il Sipri prevede in aumento nei prossimi anni.
Sempre secondo il Sipri, nel 2023 sono state mantenute in massima allerta circa 2.100 testate di missili balistici, 100 in più rispetto all’anno precedente. Quasi tutti appartenevano alla Russia o agli Stati Uniti. Tuttavia, i ricercatori ipotizzano per la prima volta che anche la Cina possa avere alcune testate in massima allerta.
Il colosso asiatico, infatti, sta espandendo il suo arsenale nucleare più velocemente di qualsiasi altro Paese.
Sempre secondo il rapporto, anche l’India sta investendo sempre più sulle armi a lungo raggio, comprese quelle che possono raggiungere obiettivi in tutta la Cina.
Oltre alle guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza, lo scorso anno i ricercatori del Sipri hanno contato conflitti in altri 50 paesi, tra cui la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e il Myanmar.
A fronte di tante e numerose instabilità, è utile, come Chiese, interrogarsi sulle cause che li alimentano: rivalità politiche, disuguaglianze economiche, crisi climatica ed ecologica. Ma anche il ritorno di mai del tutto affrontati conflitti religiosi. Un mix di cause il cui risultato si riverbera direttamente sulle scelte dei Governi verso una nuova e accelerata corsa agli armamenti.
Perciò è necessario non solo che le maggiori potenze facciano un passo indietro e riflettano, ma che le Chiese si facciano promotrici di una rinnovata cultura di Pace. In un percorso ecumenico sempre più attivo e strutturato
Approfondimenti Role of nuclear weapons grows as geopolitical relations deteriorate—new SIPRI Yearbook out now (Il ruolo delle armi nucleari cresce con il deteriorarsi delle relazioni geopolitiche: in uscita il nuovo Annuario SIPRI), qui in inglese. Articolo in tedesco, qui.