Roma, 5 settembre 2024 – Il 12 settembre ricorreranno i 41 anni dalla scomparsa di Dora Winkler-Herrmann.
Dora Herrmann fu una delle prime studentesse di teologia protestante nel 1929 in Austria. Nata nel 1910, nel 1937 conseguì, anche in questo caso come pioniera, il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica Evangelica di Vienna con una tesi su Rainer Maria Rilke.
Fin dai primi anni di studio il suo obiettivo fu quello di diventare “pastore”. Dovette tuttavia attendere alcuni anni, perché, come eccezione e solo “in caso di emergenze particolari” ciò fosse possibile.
Il 5 giugno del 1942 le fu quindi permesso di predicare “per le funzioni religiose in forma semplice”. Venne quindi ordinata al ministero il 2 dicembre 1945 dal sovrintendente Wilhelm Mensing-Braun a Kufstein.
Permesso e revoca
Questa ordinazione non fu però accettata e riconosciuta dal Consiglio Ecclesiastico della Chiesa Evangelica in Austria. Così, il 31 marzo 1946, impugnata l’ordinazione, il Consiglio abrogò il decreto che consentiva quella che allora era una eccezione.
Dal 1947 Dora Winkler-Herrmann dovette quindi lasciare il servizio pastorale e la predicazione per dedicarsi all’insegnamento.
Un cammino non semplice
Il percorso che portò all’ordinazione femminile nella Chiesa austriaca è stato lungo e travagliato. Solo nel 1962 iniziò un processo di graduale completa uguaglianza giuridica tra uomini e donne nel pastorato della Chiesa.
Infine, nel 1982, il Sinodo generale stabilì che le donne nella Chiesa, anche se sposate, avrebbero potuto essere ordinate per il pastorato. Dora allora proseguì nel Tirolo il suo impegno fino alla morte, il 12 settembre 1983.
A noi, oggi, questa storia può apparire distante e forse anche farci discutere. Sicuramente può farci riflettere su quanto talvolta siano difficili i cambiamenti.
La guerra, le difficoltà e le incomprensioni (anche teologiche) del dopoguerra, la molteplicità delle considerazioni e delle circostanze legate al tempo non hanno consentito alle donne di servire la e nella Chiesa in maniera serena. Certo, tutto questo è vero, ma non basta.
Grazie, Dora
L’Associazione dei Pastori Protestanti in Austria (VEPPÖ) e diversi teologi e teologhe ritengono, a ragione, sia importante ricordare questa storia come “emblematica di tutte quelle donne il cui lavoro non è stato e non è ricompensato con i dovuti ringraziamenti, con un incarico adeguato e con una degna remunerazione”.
Oggi le sfide delle nostre Chiese non sono meno impegnative o più semplici di allora, ed il rischio di non accoglierle o di negarle non è passato.
Dora Winkler-Herrmann a lungo venne considerata una eccezione. Non per quello che voleva, servire Dio nella Chiesa, ma per quel che rappresentava.
Eppure questa consapevolezza, di ciò che rappresentava, avrebbe potuto essere un dono per tutti e tutte. Oggi a traguardo raggiunto nessuno la mette in discussione. Ciononostante ricordare la storia di Dora può aiutarci a mantenerci vigili e capaci di accogliere i cambiamenti nelle nostre Chiese..