Roma, 4 marzo 2024 – Il 29 febbraio scorso sono stati presentati i risultati di un’indagine internazionale su giovani, valori e religione, promossa dal Footprints Research Group. Giovani: aspettative, ideali, credenze della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Ricerca condotta insieme ad altre sette università nel mondo , con il sostegno dell’agenzia spagnola GAD3.
Il tema se e in quale modo i giovani (18-29 anni) stiano scoprendo o riscoprendo la fede è sempre allettante e non privo di colpi di scena. Naturalmente la complessità di ogni ricerca sociologica su questo aspetto della vita dei giovani non può portare ad una risposta facile. Non esiste, insomma, un si o un no secco alla domanda se i giovani credano o meno in Dio.
Dipende da cosa rappresenta questo dio. Cioè quanto possa essere identificabile l’idea di dio nella vita delle persone.
E quali influenze esercitino le peculiarità culturali regionali, vissute negli otto Paesi oggetto della ricerca (Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito), nella risposta alla domanda.
Oltre il mito
Intanto è utile sfatare un mito: non è vero che le giovani generazioni non credano in dio né coltivino la loro spiritualità. Ed anzi, la gran parte delle persone coinvolte nell’inchiesta, ha confermato che la fede comprende e si estende oltre le pratiche religiose o la partecipazione alle funzioni religiose.
E questa “estensione” della fede si riverbera sulle diverse questioni religiose e sociali che investono la società nella quale i giovani vivono ed agiscono.
Amore, perdono e misericordia
Sono queste le componenti che i giovani associano all’idea di dio. Parole che rimandano a valori positivi e che, al tempo stesso, evidenziano la necessità che vengano riaffermati nella società attuale. In relazione alle guerre, alla violenza ed agli squilibri sociali che divengono sempre più marcati.
Ma anche parole che esprimono fiducia, che alimentano cioè una speranza in una società spesso dipinta come disillusa e arresa.
Una conferma, ma non solo
La ricerca svolta ha di fatto confermato l’orientamento già illustrato nel 2018 da una analoga iniziativa dell’Università di Tubinga intitolato “Giovani – Fede – Religione”. Allora lo studio coinvolse più di 7000 adolescenti e giovani adulti tedeschi ed evidenziò quanto, più della metà, dicesse di credere in dio e, addirittura, occasionalmente di pregare. E che, proprio nel 2024, presenterà i risultati del terzo studio.
Fede e religione
I giovani non sono, quindi, insensibili né estranei alla fede. E, più in generale, coltivano la loro spiritualità in forme e modi diversi dal passato.
Più complesso è invece il rapporto con la religione. O le religioni. E anche la parola “ateo/a” è spesso usata per definire un atteggiamento di rifiuto nei confronti della religione ma non un rifiuto della fede.
Per i giovani la fede rimane qualcosa di personale e individuale che contribuisce a plasmare identità e carattere, attitudine verso le sfide umane che sono chiamati e chiamate ad affrontare.
La fede aiuta
Il 40% degli intervistati nella ricerca tedesca ha affermato che la fede li aiuta nelle situazioni difficili e rimane stabile mano a mano che le persone crescono. A questa stabilità corrisponde tuttavia un aumento degli atteggiamenti critici nei confronti delle Chiese.
Per la maggior parte dei giovani, infatti, le Chiese devono cambiare se vogliono avere un futuro. Perché, se è vero che la fede consente loro di riflettere su molti temi, dalla morte alla creazione, dalla giustizia alla sofferenza nel mondo, dall’altra parte le giovani generazioni sono spesso riluttanti nella pratica religiosa così come oggi è loro proposta.
Avviato nel 2007 in Germania, il progetto di raccolta dati e analisi sulla popolazione dei confermandi nella Chiesa Evangelica in Germania (EKD) è oggi alla terza edizione. L’obiettivo non è solamente sviluppare una analisi scientifica e particolare sui dati sociologici. Ma anche rinnovare un dialogo con le giovani generazioni nel quale si possa sviluppare la consapevolezza che le loro opinioni non sono solamente oggetto di studio, ma vengono prese sul serio nelle scelte delle Chiese regionali.
Ristabilire fiducia
La fede in dio, quindi, deve poter produrre occasioni perché il legame di fiducia tra Chiese e giovani possa essere ricostruito o rafforzato. Anche in forme e modalità diverse, nuove e innovative.
Per questo fine è stato testato uno strumento di feedback digitale sull’esperienza della confermazione (i-konf), nell’ambito del terzo studio sui giovani protestanti in Germania e in Europa.
14 anni dopo il primo studio, l’EKD, l’Università Humboldt di Berlino, l’Istituto Comenius e l’Università EH di Ludwigsburg, hanno voluto allargare la ricerca con un approccio decisamente orientato alla pratica rendendo disponibile i-konf, la piattaforma riservata ai confermandi.
Una rete di ricerca internazionale cui hanno partecipato complessivamente dieci Paesi europei: Danimarca, Germania, Estonia, Finlandia, Norvegia, Austria, Polonia, Svezia, Svizzera e Ungheria.
I risultati dello studio dovrebbero essere pubblicati nel 2024.
Glossario e approfondimenti Confermazione: Il termine deriva dal latino confirmatio e significa qualcosa come “conferma”. Si riferisce a un servizio solenne durante il quale i giovani confermandi confessano pubblicamente la loro fede cristiana. Mediante la confessione pubblica confermano la loro fede e la loro appartenenza alla comunità dei cristiani, fondata mediante il battesimo. Lo studio Konfirmandenarbeit, qui (in tedesco). Università di Tubinga, report sullo studio qui (in tedesco). Articolo sul quotidiano Avvenire, qui.