Roma, 18 marzo 2024 – Se l’economia non funziona per le donne, il rischio è che non funzioni per nessun essere umano. Da questa premessa ha preso le mosse l’iniziativa della Federazione Luterana Mondiale, in collaborazione con ACT Alliance, Norwegian Church Aid (NCA) e la Missione evangelica luterana finlandese (FELM), del 12 marzo per evidenziare la necessità di una convenzione nel lavoro per la giustizia di genere.
L’iniziativa, intitolata “rubare il nostro futuro“, ha evidenziato l’impatto sproporzionato dell’abuso fiscale sulla vita di donne e ragazze. Soprattutto nelle aree più povere del mondo.
Una maggiore giustizia fiscale non è semplicemente una questione finanziaria. È semmai “una questione di vita o di morte, una fondamentale questione di giustizia e dignità umana”. Ad affermarlo Dagfinn Høybråten, già vicepresidente del parlamento norvegese e segretario generale di NCA.
Paesi e paesi
Negli ultimi due anni c’è stata una crescente comprensione dell’importanza della giustizia fiscale. In particolare gli stati africani hanno guidato gli sforzi per una convenzione delle Nazioni Unite sul tema, alla quale tutti i Paesi possono aderire su un piano paritario.
La necessità di una convenzione ONU che vincoli giuridicamente i Paesi affinché l’economia concorra allo sviluppo della giustizia di genere è reclamata ormai a livello più generale e proprio dai Paesi che maggiormente avvertono quanto le discriminazioni economiche incidano sullo sviluppo paritario di donne e uomini.
In particolare la Namibia, tra i Paesi africani che hanno preso parte al programma pilota dell’Unione africana per contrastare i flussi finanziari illeciti, attraverso il proprio vice ministro delle finanze, Maureen Hinda-Mbuende, ha affermato che gli squilibri economici tra paesi ricchi e poveri “non sono inevitabili se ci possono essere condizioni di parità affinché tutti i paesi possano competere“.
Disparità multiforme
Una disparità che oggi si presenta in molte forme: abuso fiscale ma anche abuso di potere dei politici nell’assegnare gli appalti consentendo il riciclaggio di proventi criminali. Un problema che riguarda tutti, come ha illustrato l’economista Alex Cobham, capo del Tax Justice Network: anche i Paesi ad alto reddito subiscono perdite significative a causa di questo abuso, ha spiegato.
Tuttavia i Paesi a basso reddito perdono la quota maggiore della spesa pubblica. Ad esempio, il 9% dei bilanci sanitari pubblici viene perso a causa degli abusi fiscali nei Paesi a reddito più alto, tuttavia in quelli a reddito più basso si arriva al 49% dei loro budget sanitari perduto. Risultato? L’aumento eccessivo della mortalità infantile. Segno che la speculazione finanziaria, la sperequazione ha conseguenze molto concrete sulla vita delle persone.
D’altra parte l’intervento dei governi ad incentivare fiscalmente le grandi imprese private ha avuto come conseguenza una tassazione regressiva che, alla fine, ha pesato maggiormente sul lavoro delle donne.
Con miliardi di dollari perduti a causa dei flussi finanziari illeciti che, come ha evidenziato Uhuru Dempers, direttore dello sviluppo sociale presso la Chiesa evangelica luterana della Repubblica della Namibia, avrebbero permesso al Paese di “affrontare il dramma vergognoso dei senzatetto e riparare il nostro sistema sanitario“.
Nuova architettura finanziaria ed economica internazionale
Ed è proprio in questa direzione che si muove il programma della Nuova Architettura Economica e Finanziaria Internazionale (NIFEA), promosso dalla FLM e da altri partner ecumenici.
La necessità di un’imposta globale sulla ricchezza potrebbe raccogliere circa 4,4 trilioni di dollari all’anno. Una cifra enorme che consentirebbe ai governi di investire e finanziare sullo sviluppo concreto, invece di prendere prestiti dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale a condizioni molto dure.
Così come una tassa sul carbonio per i Paesi responsabili del maggiore inquinamento al mondo concorrerebbe ad affrontare le urgenti sfide ambientali che stiamo affrontando.
Corruzione, discriminazione e migrazioni
Tuttavia affrontare il problema dei flussi finanziari illeciti, e la loro connessione alle discriminazioni di genere, impone oggi un approccio globale al fenomeno. Mettendo in relazione tra loro tutti i dati a disposizione.
D’altra parte la perdita di risorse per lo sviluppo e gli investimenti interni si traduce in meno soldi per gli impegni del governo a favore dell’uguaglianza di genere. Così come le riforme fiscali regressive ricadono più duramente sulle famiglie guidate da donne.
Non solo. I flussi finanziari illeciti aumentano anche in modo significativo il rischio della tratta di esseri umani, “uno dei business più redditizi al mondo, con donne e ragazze colpite in modo sproporzionato”. Ad affermarlo Ortrun Merkle, ricercatore dell’Università delle Nazioni Unite.
Perciò è oggi necessaria una attenzione particolare verso il fenomeno dell’evasione fiscale e dei flussi finanziari illeciti. Una attenzione, come rilevato da Nicola Maloba, ricercatrice di diritto e politica presso FEMNET, la rete di comunicazione e sviluppo delle donne africane, che parta dal dato della separazione di genere a partire dall’economia e dalla fiscalità non considerando il fenomeno solo come conseguenza ma anzitutto come premessa discriminatoria strutturata.