Roma, 27 dicembre 2023 – Sta facendo molto discutere il sermone del giorno prima di Natale, del Pastore Luterano della Chiesa Evangelica Luterana di Betlemme, Dr. Munther Isaac.
Munther, in una intervista di queste ore su Democracy Now! ha ribadito la prospettiva della predicazione come parola “non solo per il popolo di Gaza, per tutti i palestinesi, che sono sconvolti dal silenzio del mondo e dalla disumanizzazione che ha avuto luogo nei confronti del popolo palestinese”.
Una disumanizzazione che ha come conseguenza che le atrocità siano commesse sotto gli occhi del mondo. E sotto gli occhi degli stessi abitanti di Gaza che filmano la propria esecuzione.
Siamo davvero stanchi
Così ha proseguito Munther: “Stanchi e turbati nel vedere, giorno dopo giorno, immagini di bambini e famiglie tirati fuori da sotto le macerie. Non riusciamo a capire come al mondo vada bene tutto questo. E come pastore che parla regolarmente con le chiese di tutto il mondo, non riesco a capire come possiamo predicare il vangelo dell’amore e della giustizia, ignorando e, in alcuni casi, giustificando ciò che sta accadendo a Gaza”.
Recentemente il teologo luterano, di ritorno dagli Stati Uniti, ha incontrato gli staff dei leader del Congresso USA. E consegnato un messaggio alla Casa Bianca.
“Sono tornato (dagli USA, ndr) molto affranto – dice Munther – come se tutti siano arresi all’idea che questa guerra sarebbe durata a lungo”.
La distanza con cui l’occidente prende atto dell’orizzonte che questo conflitto vuole avere testimonia una “mancanza di empatia” e la scelta di arrendersi alla guerra.
Anche nell’incontro col Dipartimento di Stato USA Munther, sebbene abbia riscontrato maggiore consapevolezza degli staff dei deputati e senatori del Congresso, riecheggiava la resa dinanzi alla guerra.
Il pastore luterano ha ribadito ai rappresentanti del Governo degli Stati Uniti, il suo punto di vista: “Come permettete a un tale governo in Israele, a tali leader, di spingervi a commettere un genocidio?”
Se si considera che la Palestina, proprio in relazione ai valori che animano il cristianesimo, è il luogo “dove tutto ha avuto inizio”.
Un luogo che i padri della Chiesa definirono il “quinto vangelo”. Nel senso che la geografia parla di ciò che è accaduto qui nel corso dei secoli.
D’altra parte oggi la Palestina ospita anche la più antica tradizione cristiana del mondo. “Il cristianesimo è iniziato qui – sottolinea Munther – e non ha mai cessato di esistere qui. Quindi, non solo questa è la terra dove tutto ha avuto inizio. Questa è la terra che ha continuato senza sosta a testimoniare il messaggio cristiano”.
Ma la Palestina, privata della testimonianza del suo popolo, privata cioè della vita dei palestinesi, non significa nulla.
È detestabile, continua Munther, “vedere la Palestina trasformarsi in un museo di luoghi santi per i pellegrini occidentali che vengono a visitare solo interessati ad alcuni siti che si riferiscono alle Scritture, senza riconoscere la presenza delle persone, senza riconoscere la presenza di una chiesa che da oltre duemila anni porta la testimonianza cristiana in Palestina”.
Il problema è tuttavia proprio questo: il silenzio del mondo dinanzi agli orrori che si stanno commettendo in quella che, nelle celebrazioni del Natale, è la terra del su cui proprio il Natale si fonda.
Parole come pietre che, tuttavia, si levano, come il sermone del Rev. Munther dalle macerie di una terra così presente nei presepe eppure così assente dalla realtà occidentale.
Una prospettiva, quella del teologo luterano, che ricorda quanto affermava un altro teologo protestante, Georges Casalis, ovvero la predicazione come atto politico. Nel senso di gesto che parla alla polis, alla società. Ne spezza i rituali spenti e le pratiche senza anima fino a “condurci a trovare Dio fin dove egli si trova: cioè non nel chiuso delle nostre zone di sicurezza ma nel campo aperto della società”.
Dove si “dibattono i problemi della giustizia e dell’ingiustizia, della guerra e della pace, della fame e dell’abbondanza, della libertà e della dittature, del rispetto dell’uomo”.
Qui la predicazione del Rev. Munther.