“Il tempo è galantuomo”, credo che conosciate questa espressione. Un’altra di significato simile, che mi piace molto, è “se sono rose fioriranno”. Sono detti che hanno una forza tutta loro, siete d’accordo che non è lo stesso dire: “aspettando e pazientando il tempo mostra la qualità delle cose e delle relazioni, non serve affannarsi” oppure dire: “il tempo è galantuomo”.
Certo, siamo anche concordi sul fatto che non si può solo aspettare che le situazioni si sistemino da sé: intanto che si cerca affannosamente un accordo tra Israele e Hamas continuano a morire ogni giorno decine di innocenti. Ugualmente sappiamo che non tutte le rose possono fiorire, ci sono piante come gli ulivi, gli aranci, il foraggio, persino i fichi d’India che in Sicilia sono morti di siccità e ci obbligano a correre ai ripari sia del clima malato che del sistema di gestione idrica.
“Perciò, non angustiatevi, per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, nè per il vostro corpo, di quello che indosserete” (Mt. 6.25) dice Gesù (nel discorso della montagna). E possiamo aggiungere: neanche per il tetto della casa pastorale da riparare, le attività da organizzare, le bollette che arrivano…Non certo un invito alla pigrizia e tantomeno all’incoscienza, ma a “vedere” meglio. “Guardate”, “osservate” gli uccelli del cielo e i gigli del campo. Impariamo dalla natura: non sono la nostra tecnica e la nostra scienza che cambiano sostanzialmente la qualità della nostra vita, anche se siamo convinti del contrario. Gesù non fa una critica alla tecnica, certamente, ma un’accusa all’ansietà, quando crediamo che sono i nostri mezzi a garantirci la vita e la sua qualità, e quindi dobbiamo affannarci a procurarceli e svilupparne sempre di più raffinati, fino al punto da oscurare le verità più semplici. I gigli dei campi non faticano e non filano, eppure Dio si preoccupa di dare loro un aspetto così bello e perfetto.
Allora, tutto questo non significa che non dobbiamo preoccuparci, della nostra salute, della casa o delle finanze della chiesa, ma dobbiamo farlo nella giusta misura. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Mt 6,32)
Che è anche la giustizia del Creato, dove noi siamo incaricati come suoi custodi e collaboratori. Così come Dio ci chiama a lavorare per la giustizia sociale, a favore di coloro che, spesso a causa dell’avidità di altri, sono esclusi dalle possibilità concesse a noi. E la giustizia, sappiamo, è la porta della pace.
Pastore Alberto Rocchini, Torre Annunziata
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