Roma, 27 marzo 2024 – Quando il fenomeno migratorio sia diventato una notizia sempre presente sui media è difficile dirlo. Certo sono ormai molti anni che ne leggiamo e ne parliamo. Ogni volta si ha tuttavia l’impressione di saperne sempre meno. Complice la disinformazione oppure la strumentalizzazione sul fenomeno.
Si è portati così a credere di conoscere tutto sui migranti. Una conoscenza che porta ad un giudizio sulle vite degli altri determinato da paure mai veramente e seriamente dimostrate: l’invasione, il “furto” del lavoro, persino la sostituzione etnica.
Nelle pieghe del fenomeno migratorio, tuttavia, si nascondono non solo le storie di migliaia di esseri umani ma anche il nostro approccio nei confronti delle persone.
Così come il sommarsi di tragedie che la burocrazia europea ha reso paradossali e persino farsesche. Le Chiese, ed anche la Chiesa evangelica luterana in Italia, si sono impegnate su più livelli nel soccorso ai migranti. Principalmente supportandoli dopo l’arrivo con progetti di integrazione, formazione e prima alfabetizzazione; assistenza nelle procedure amministrative che la sovrapproduzione normativa rende sempre più incomprensibili. Ma anche provando a spezzare la solitudine in cui queste persone sono abbandonate.
Dublinati
Dal 1997 e l’entrata in vigore del Regolamento di dublino, si è iniziato a parlare di “dublinati”. Ovvero quei richiedenti asilo che, approdati in Italia via mare o via terra, dopo l’identificazione tramite impronte digitali e fotosegnalazione, sono riusciti ad arrivare nei Paesi del Nord Europa (principalmente Germania, Francia, Svezia, Paesi Bassi) per ricongiungersi con amici e familiari. Ma che, in seguito ad ulteriori controlli e verifiche, sono riaccompagnati in Italia, il primo Paese di arrivo e identificazione.
Nell’ambito di un progetto destinato proprio ai dublinati e promosso dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), la CELI ha destinato in 7 anni circa 253.483,31 mila euro.
Un contributo in parte frutto dell’impegno diretto (ca. € 97.500,00), in parte proveniente dai fondi otto per mille che gli italiani e le italiane destinano alla Chiesa luterana (€ 155.983,31).
Il progetto è ormai arrivato alla fine tenuto conto che nel 2023 si è avuta una svolta significativa nelle procedure europee di gestione delle frontiere. Una svolta che prevede una diversa attribuzione delle competenze degli Stati nelle procedure di esame delle domande di asilo e presa in carico dei migranti.
La “difesa delle frontiere”, reclamata da alcuni Stati, ha comportato l’ulteriore restrizione del sistema di accoglienza e del diritto alla protezione dei migranti senza alcuna distinzione.
Fantasmi
Ciò ha aggravato la già fragile posizione dei migranti e di alcuni in maniera particolare prevedendo procedure accelerate per la valutazione della fondatezza delle domande di asilo. Affidando tale compito alla polizia di frontiera, con il conseguente aumento dei periodi di detenzione. Così come dei tempi di valutazione della competenza degli Stati sulla presa in carico della domanda di protezione internazionale.
Tempi di vita che vengono così alienati, che costringono all’attesa, all’inattività, al silenzio, alla scomparsa pur rimanendo vivi.
Dei fantasmi, quindi, che tuttavia vengono schedati con procedure simili a quelle di altre categorie criminali, abbassando l’età di rilevazione dei dati biometrici a partire dai sei anni.
L’interruzione di cooperazione tra Italia e Germania ha così creato un limbo nel quale i migranti si sono trovati stretti come in una morsa. Con i Paesi che chiudevano le frontiere da una parte, impedendo i trasferimenti verso quelli di primo arrivo, e rafforzando i processi di detenzione ed espulsione dall’altra.
Realtà e percezione
Si tratta di due dimensioni che non sempre corrispondono e, negli anni, la percezione ha sovente preso il posto della realtà alimentando diffidenze e paure orientando l’opinione pubblica in una direzione ben precisa.
Tuttavia il fenomeno rimane in gioco con tutta la complessità che si porta appresso. Non è facile infatti smontare la sovrapposizione di pregiudizi ed elementi negativi che, negli anni e complice una informazione non sempre all’altezza del ruolo che le compete, si è stratificata dando al fenomeno migratorio una connotazione negativa a priori.
La CELI, consapevole del pregiudizio sui migranti spesso incombente nel dibattito pubblico, ha visto crescere l’impegno delle Comunità luterane, anche con propri progetti o con progetti animati e sostenuti dalla leadership locale in favore dei migranti. Per trarre fuori dal silenzio, ridare corpo e anima a coloro che rischiavamo di rimanere a lungo fantasmi, per restituire dignità alle persone che, prima di essere migranti, sono innanzitutto esseri umani.