Roma, 16 settembre 2024 – Si è conclusa nei giorni scorsi a Bossey (Ginevra), la Conferenza cristiana europea su Internet (ECIC).
Fondata oltre 20 anni fa, l’ECIC riunisce un’ampia gamma di professionisti del digitale, dai pastori online, agli strateghi digitali e ai creatori di contenuti, fino ai responsabili dei media web e social.
Diverse le chiese e organizzazioni cristiane presenti, chiamate a riflettere sulle nuove forme di comunicazione religiosa e spirituale.
Tra queste la Federazione Luterana Mondiale che, attraverso Agnieszka Godfrejów-Tarnogórska, presidente dell’ECIC e responsabile delle comunicazioni della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Polonia ha promosso l’iniziativa.
Numerosi i temi di discussione, tra i quali la sfida posta dall’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nella comunicazione religiosa.
Tra paura ed eccitazione
Circa 30 i comunicatori di chiese e organizzazioni religiose di tutta Europa presenti all’iniziativa. Per tutti e tutte la necessità di comprendere se e come può l’intelligenza artificiale, in un mondo sempre più plasmato da algoritmi e tecnologie informatiche, servire la missione della Chiesa preservando la verità e la connessione umana.
Nonostante le Chiese mantengano generalmente un elevato livello di diffidenza nei confronti dell’AI, non è oggi possibile ignorarne la presenza o disconoscerne l’utilizzo.
Questa diffidenza, tuttavia e come ha spiegato il Prof. Holger Sievert della Macromedia University di Colonia, spesso non è frutto di discussione nelle chiese.
Mentre molti membri di chiesa già usano l’AI nella vita privata e professionale, non hanno affrontato la domanda se sia giusto farlo anche nelle attività ecclesiastiche. O, semplicemente, il problema non è avvertito come tale.
Opportunità o saturazione?
I partecipanti hanno confermato quanto, già in parecchie Chiese e Organizzazioni religiose, l’uso dell’intelligenza artificiale sia pressoché quotidiano. Dall’elaborazione dei testi alla generazione di immagini o di brevi video. Soprattutto nella comunicazione social.
La questione è naturalmente molto complessa e spesso è definita a partire dalla competitività che i moderni sistemi e piattaforme di comunicazione e condivisione esigono per garantire la “visibilità ai contenuti”.
Per Gianluca Fiusco, membro del Comitato Esecutivo europeo dell’Associazione Mondiale della Comunicazione Cristiana (WACC): “oggi viviamo in una condizione di produzione continua di contenuti per il web e i social. Questa produzione, per reggere il passo, si avvale dell’intelligenza artificiale. In forme e modi dei quali spesso non siamo neppure consapevoli“.
“È uno strumento – continua Fiusco – il cui uso pone certamente diverse domande, anche etiche. Domande talvolta declinate come risposta ad un non meglio precisato disagio. Un disagio riferito alla possibilità che nei contenuti che le Chiese producono potrebbe esserci la manina dell’AI”.
Tuttavia ritenere che l’uso de l’AI alteri sempre la realtà, falsificandola, può essere una grave semplificazione. Pensare cioè che l’intelligenza artificiale renda incoerente col messaggio evangelico di cui, come Chiese, si è portatrici potrebbe rivelarsi persino fatale.
Lo scambio personale è fondamentale
Le Chiese naturalmente fanno bene a discuterne. A porsi queste e altre domande. Nella storia della comunicazione moderna, l’abuso delle tecniche di comunicazione per rendere il messaggio cristiano più accattivante, non ha sempre prodotto meraviglie di cui andar fieri.
“Tuttavia – ha concluso Fiusco – se leggiamo il presente con i pregiudizi del passato rischiamo di non coglierne le opportunità per il futuro. Anche e semplicemente per chiederci fino a che punto la sovrapproduzione di contenuti non produca, alla fine, una anestetizzazione del pubblico potenziale“.
Come Chiese, ricordano dall’ECIC, dobbiamo sempre riflettere sulla domanda “che cosa è la verità?“
Algoritmi, dati, intelligenze artificiali stanno plasmando il mondo. Tuttavia le Chiese possono proporre una alternativa nella quale l’azione non è delegata alla tecnologia ma rimane parte centrale della Parola parlata, condivisa, agita.
L’importanza dell’incontro, quindi, dello scambio personale, mentre sempre più facilmente si delega ogni passaggio alla praticità virtuale, è tra gli elementi con cui le Chiese possono dettare loro la linea alla tecnologia e non viceversa.