Roma, 30 settembre 2024 – Kakuma Got Talent! festeggia il decimo anniversario. Il concorso creativo, rivolto a giovani e adolescenti, organizzato dalla Federazione luterana mondiale (LWF) del Kenya, dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e da altri partner presso il campo profughi di Kakuma.
Costruire lo spirito di comunità
Il talent show è stato avviato dall’organizzazione locale Refugee Artists and Authors nel 2014 in collaborazione con la Federazione Luterana Mondiale, UNHCR e altri. Questa decima edizione ha riunito oltre 500 partecipanti dall’insediamento di Kalobeyei, dal campo di Kakuma e dalle comunità ospitanti. La condivisione delle competenze e la promozione della pace e della coesione sociale i punti di forza dell’iniziatia.
Le audizioni per selezionare i 110 finalisti si sono tenute ad aprile, coprendo diverse categorie: musica, danza culturale, danza moderna, arte, poesia e scultura.
Costruire opportunità
Una iniziativa che, oltre alla gara, è divenuta argomento di socialità, di conversazione nel campo per i mesi precedenti.
Le audizioni e le pre-selezioni si sono svolte in primavera. I selezionati si sono quindi esercitati sulla loro performance fino al giorno della gara. La Federazione ha messo a disposizione i centri giovanili per permettere ai partecipanti di prepararsi.
I primi tre vincitori di ogni categoria hanno ricevuto premi in denaro “per sostenere il loro percorso verso la capitalizzazione dei loro talenti“.
Altri sono riusciti a sviluppare le loro carriere grazie alla visibilità che questa iniziativa ha loro permesso. Dalle agenzie internazionali di spettacolo fino a rinomate case discografiche.
Ed altri ancora hanno potuto sviluppare i loro talenti per supportare i rifugiti nel campo. Così la Federazione e l’UNCHR hanno offerto contratti ad artisti e pittori per disegnare murales nelle scuole e nei centri giovanili.
L’obiettivo del progetto non è soltanto quello di fornire delle opportunità perché i talenti artistici emergano, ma per rafforzare l’empowerment dei rifugiati evitando, per quanto possibile, che lo status di rifugiati si radichi come uno stigma di esclusione e discriminazione.
Foto copertina, © LWF/ M. Lukulu