Roma, 18 aprile 2024 – In vista del prossimo Sinodo luterano, che, tra altro, sarà chiamato ad eleggere una nuova Presidenza, abbiamo rivolto al Presidente ed alla Vice presidente uscente, Wolfgang Prader e Ingrid Pfrommer, alcune domande.
Per chiarire il lavoro del Sinodo e della sua Presidenza, le sfide affrontate e da affrontare per la Chiesa Evangelica Luterana in Italia.
Buona lettura.
Wolfgang Prader, esperto informatico, membro della Comunità Luterana di Bolzano, presidente del Sinodo nell’autunno del 2020.
G: Presidente Prader, che effetto le ha fatto rivestire questo ruolo nella CELI?
P: L’incarico di Presidente comporta soprattutto responsabilità e serietà. L’elezione e nomina avviene a Sinodo in corso, quindi immediatamente si è chiamati a dirigere i lavori sinodali, prendere decisioni. Il Presidente, tuttavia e contrariamente a ciò che si potrebbe immaginare, non agisce in solitaria né colui che comanda e perciò dice agli altri cosa devono fare. È un lavoro di insieme, di intesa e collaborazione con altri e altre: col Concistoro, le Commissioni, i gruppi di lavoro, ma soprattutto con il Vicepresidente. Nel mio caso poi con la Vicepresidente Ingrid Pfrommer: una collaborazione che è stata efficace, produttiva. Una buona collaborazione.
G: Covid, guerra, sedi pastorali: ha dovuto affrontare un cammino sinodale non facile. Quale sfida e quale discussione sinodale l’ha coinvolta di più e su quale, invece, ritiene si sarebbe potuto dire o fare di più?
P: Questi ultimi quattro anni hanno portato numerose sfide molto diverse una dall’altra. Il Covid ci ha imposto, all’ultimo momento, di posticipare la seduta, nel 2020, da aprile a fine settembre. Un secondo sinodo, nel 2021, che addirittura abbiamo dovuto svolgere solo online. Fino al Sinodo dello scorso anno, a Catania, che avevo preparato assieme alla vicepresidente e al quale, alla fine e per motivi di salute, non ho potuto prendere parte e che, quindi, è stato presieduto dalla Vicepresidente, Ingrid Pfrommer. I temi dei lavori sinodali sono ampi e ognuno viene approfondito e discusso, spesso anche da posizioni molto diverse, con l’obiettivo di trovare una sintesi condivisa. Certo, alcuni tra questi temi sono ancora in fieri. Alcuni sono molto importanti e vengono perciò ripresi anche nei sinodi successivi: come, ad esempio, per le sedi pastorali di cui si discuterà al prossimo sinodo.
G: Come vede oggi la CELI in relazione alla società italiana? È ancora una Chiesa che viene vista come tedesca oppure qualcosa è cambiato?
P: Partirei da una constatazione che è anche una premessa: i membri di madre lingua italiana nelle singole comunità da anni aumentano, abbiamo meno pastori inviati dalla Germania, dall’EKD, e cerchiamo quindi di aumentare anche il nostro corpo pastorale. Anche i nostri progetti diaconali si orientano verso i più deboli e vulnerabili nella società italiana. Nonostante questo, abbiamo le nostre origini e tradizioni tedesche. La CELI è una chiesa bilingue nella realtà concreta, non solo perché previsto dallo Statuto. Questa situazione sicuramente è un elemento importante e costitutivo della nostra Chiesa. Una chiesa bilingue sempre più consapevole delle sfide che ha davanti, alla quale è chiaro l’impegno ed il lavoro che questo comporta, ma anche consapevole che questa sua natura è una possibilità. La possibilità di fare da ponte: non solo né semplicemente un ponte tra l’Italia e la Germania o l’Austria, ma un ponte verso l’Europa. Un’Europa che immaginiamo e auspichiamo sempre più unita.
Ingrid Pfrommer, consulente aziendale, membro della Chiesa Luterana di Torino, è stata eletta Vicepresidente del Sinodo nell’autunno del 2020.
G: Vice Presidente Pfrommer, che Chiesa era la CELI quando ha iniziato il suo mandato e che Chiesa è diventata oggi, se qualcosa è cambiato.
VP: Sono trascorsi 8 anni di impegno mio nella CELI: i primi 4 anni ero tesoriera del Concistoro, un compito delicato e certamente non facile. Quel che ho avuto modo di constatare è che, in questi 8 anni, siamo diventati molto più visibili ed abbiamo anche aumentato i progetti della diaconia. Le Comunità collaborano vivacemente e molto più insieme tra di loro. La circolazione interna delle informazioni è oggi più fluidi e riscontro una maggiore solidarietà tra le nostre Comunità. Un altro grande tema riguarda le nostre finanze. L’8xmille ha subito una flessione, è vero, ma io leggo questo dato come anche una possibilità, un segno per tornare a pensare alla fede e regolarci per fare ciò che possiamo con quel che abbiamo. Questa considerazione non elimina le preoccupazioni, ma, ed è qui la possibilità che vedo, possiamo dedicarci anche a coinvolgere sempre nuove persone nelle nostre Comunità, allargando la rete di collaborazione e sostegno al di fuori del sistema dell’8xmille.
G: Il tandem della Presidenza, almeno questa è l’impressione che si ha, ha dimostrato un grande affiatamento ed una solida trasparenza. Quali punti di forza vi hanno accomunato e sono serviti nel governo del Sinodo luterano?
VP: Insieme al Presidente, a Wolfgang, abbiamo ben lavorato: con un ottimo affiatamento. Diciamo che abbiamo “pedalato” in sincronia sul tandem dei compiti che ci sono stati affidati, senza mai perdere il ritmo. Siamo due persone aperte. Già durante i 4 anni nei quali sono stata tesoriera del Concistoro e lui Vice presidente del Sinodo abbiamo ben collaborato. La sua esperienza come vice presidente è stata perciò un aiuto prezioso. Siamo riusciti a lavorare in grandissima sintonia e così il compito di preparazione dei Sinodi è sempre stato molto piacevole e costruttivo. L’anno scorso, a Catania, ho dovuto fare da sola, causa malattia di Wolfgang. Ma non mi sono sentito sola: avevamo preparato tutto insieme e questo mi ha rassicurato: anche se lui era a Bolzano e noi a Catania di fatto è stato il Sinodo che avevamo organizzato insieme. Quattro anni, quindi, e quattro sinodi. Tutti molto diversi tra di loro.
G: Come vede il futuro della CELI oggi?
VP: Per mia indole sono una persona che pensa positivamente. Sono una persona ottimista. Questo non significa che ogni cosa che succede non può esprimere difficoltà. Sono consapevole che potranno esserci, probabilmente, anni più difficili dal punto di vista delle finanze. D’altra parte queste difficoltà ci consentiranno di concentrarci di più sull’essenziale, sulla nostra fede. La CELI saprà trovare le vie giuste e superare i periodi più difficili. Alla fine stiamo ancora bene: affidandoci nelle mani di Dio ritengo che come chiesa diventeremo anche più forte e coesa. Oggi godiamo di una buona reputazione in Italia: siamo ben conosciuti e riconosciuti. L’aumento dei membri italiani è un dato importante e così consolidiamo e sviluppiamo, sempre più, di essere una chiesa bilingue. Del resto siamo in Italia. Non penso che diventeremo una chiesa “enorme”, e non credo debba essere questo il nostro assillo. Tuttavia nella nostra “dimensione” sapremo essere in grado di fare la nostra parte, importante, anche se “piccola”. Ciò mi rende molto fiera della nostra chiesa.