3 novembre 2024 – La Chiesa della Comunità Evangelica Luterana di Trieste compie 150 anni. Una opportunità per ripercorrere una storia davvero incredibile di fede, impegno e integrazione in una città, Trieste, che a lungo è rimasta al centro della storia geografica e politica d’Italia.
Perché la storia della Comunità Evangelica Luterana di Trieste rispecchia perfettamente l’evoluzione della città portuale nell’epoca moderna.
In principio…
Tutto ebbe inizio nel 1717, quando cinque famiglie di commercianti luterani provenienti dalla Germania meridionale giunsero a Trieste, attratte dalla proclamazione della libertà di commercio nell’Adriatico da parte dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo. La dichiarazione di Trieste come porto franco nel 1719 diede ulteriore impulso all’immigrazione di mercanti protestanti.
I primi anni non furono facili per i luterani triestini. Come “acattolici”, dovevano affrontare diverse restrizioni. Ad esempio non potevano seppellire i loro defunti nei cimiteri cattolici e le loro funzioni religiose dovevano svolgersi in forma privata. Per giunta senza canti per non disturbare.
Nel 1754, la comunità acquistò un terreno per il proprio cimitero. Il terreno però, appena sotto San Giusto, ottenendo solo nel 1757 l’autorizzazione di Maria Teresa d’Asburgo per le pubbliche esequie.
Fu tuttavia l’Editto di Tolleranza, emanato da Giuseppe II nel 1781, che estese la libertà religiosa alle confessioni non cattoliche nei territori asburgici. La comunità, costituitasi ufficialmente nel 1778 come “Comunità Evangelica di Confessione Augustana“, poté finalmente celebrare il suo primo culto pubblico nel 1782. Nel 1786, acquistò la chiesa della Beata Vergine del Rosario, dedicandola alla Santissima Trinità.
Il periodo d’oro…
La seconda metà dell’Ottocento segnò il periodo d’oro della comunità. Nel 1871 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova chiesa in stile neogotico, progettata dall’architetto Carl Johann Christian Zimmermann di Breslavia. L’edificio, inaugurato il 1° novembre 1874, si distingue per il suo campanile alto 49 metri e per la pregiata pietra bianca del Carso. All’interno, spicca la grande vetrata centrale donata dalla famiglia von Rittmeyer, che rappresenta la Trasfigurazione di Cristo ispirata all’opera di Raffaello.
La comunità non si limitò all’attività religiosa, ma si distinse per il suo impegno sociale e culturale. Nel 1835 aprì una scuola evangelica con lingua d’insegnamento tedesco, mentre nel 1863 fondò un’associazione sportiva e nel 1870 istituì l’associazione delle donne evangeliche per aiutare gli indigenti. Particolare attenzione fu dedicata all’educazione: nel 1872 venne aperto anche un asilo per bambini poveri. L’impegno sociale culminò nel 1913 con la fondazione dell’Istituto Rittmeyer per non vedenti.
I luterani triestini si integrarono perfettamente nel tessuto sociale ed economico della città. Famiglie come gli Hausbrandt nel commercio del caffè e i Rittmeyer nelle opere filantropiche hanno lasciato un’impronta duratura. E, sempre nel 1913, si arrivò a contare 1.881 membri, prima che le due guerre mondiali ne riducessero drasticamente la presenza.
Nel secondo dopoguerra, la comunità triestina partecipò alla fondazione della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI) nel 1949. I luterani triestini, infatti, furono tra i principali animatori di questa unione di Chiese in Italia, insieme ad altre nove comunità luterane. Questo passo segnò l’indipendenza dalla Chiesa Evangelica in Germania e l’inizio di una nuova fase storica, culminata nel 1995 con la firma dell’Intesa con lo Stato italiano.
Oggi, a 150 anni dalla costruzione della chiesa neogotica, la Comunità Evangelica Luterana rimane una testimonianza vivente della Trieste multiculturale e multireligiosa, città dove diverse “nazioni” e confessioni hanno saputo convivere e prosperare, contribuendo allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio.
Perciò, in occasione di questo anniversario di inaugurazione della Chiesa Luterana, si svolgerà un culto solenne della Festa della Riforma il 3 novembre alle ore 10,30 in Largo O. Panfili 1.