Roma, 2 ottobre 2022 – Barbara Panzlau è schietta nelle sue parole. Non tanto perché chi si occupa di diaconia necessariamente debba avere una predilezione per le “cose pratiche”, ma perché il suo pensiero esprime l’esperienza di 20 anni di impegno in una di quelle frontiere che abbiamo costantemente sotto il naso eppure così invisibile: il mare.
Responsabile della Rete Diaconia della CELI, Barbara è anche e soprattutto responsabile della Deutsche Seemannsmission a Genova: “un porto nel porto – spiega Barbara – che accoglie i marinai che arrivano, rifugio per le tempeste della vita che caratterizzano questo duro lavoro, ascolto e aiuto”.
“La vita in mare – continua Barbara – aiuta a superare i conflitti di casa. In questi mesi, sulle navi, abbiamo accolto marinai russi e ucraini, il cui problema comune è quello di mantenere vivi i contatti con le proprie famiglie. Su una nave prevalgono le ragioni della mutua collaborazione non quelle del conflitto, del rancore o di guerre che, in mare, non possono trovare spazio”.
La dimensione dell’essere insieme e della necessità di collaborare per affrontare tempeste, viaggi e ogni sorta di incognita, può anche essere la metafora del lavoro della Rete Diaconia.
Una pluralità di progetti (che potete scoprire nel dettaglio su questo sito) portati avanti da molti volontari e volontarie.
Con la necessità, dopo questi anni, di ritrovarsi insieme e di presenza in occasione della giornata CELI di ottobre, e riflettere sulla prospettiva di una cura più stabile della Rete. Che sappia cioè non soltanto coordinare il lavoro che già c’è e si fa, ma sostenere le realtà locali nei piccoli e grandi progetti, intervenire nelle difficoltà, supportare nell’elaborazione delle idee e della partecipazione a bandi o altre forme di finanziamento di queste attività.
Ed è proprio la necessità di un supporto “tecnico” che interroga il futuro della diaconia della nostra Chiesa. Gran parte del lavoro sociale ricade, e non soltanto nella CELI, sul volontariato che, negli anni, è stato caricato di sempre maggiori responsabilità e aspettative.
“Eppure, sostiene Barbara Panzlau, il volontariato da solo non è sufficiente: servono oggi conoscenze e professionalità che possano supportare la buona volontà e, soprattutto, alimentarla per non appesantirla”.
La diaconia della CELI è rappresentativa della testimonianza evangelica che ci è affidata quale approccio alla società, alla sofferenza degli ultimi, alla presenza concreta nei territori dove viviamo.
Un percorso di ascolto dei territori, delle fragilità che esprimono, delle diversità che vivono e che accolgono, che si traduce in azione riscoprendo nuovi modi di vivere gli spazi delle nostre comunità.
Una diaconia plurale, quindi, che vive delle possibilità offerte a chiunque vi collabori: di crescita, sviluppo, relazione, solidarietà.
Questa diaconia vive del sostegno delle Comunità della CELI, indispensabile. Così come dell’Otto per Mille che, per noi è, un contributo consapevole, cioè determinato dalla conoscenza, in un momento di grave crisi sociale ed economica come quello che attraversiamo, che la condivisione non è solamente un gesto filantropico, ma la necessità per la nostra umanità di riscoprirsi in relazione con gli altri e le altre.