Roma, 11 dicembre 2023 – Con questa potente immagine Narges Mohammadi ha partecipato alla cerimonia di consegna del premio nobel per la pace nelle scorse ore ad Oslo.
Una sedia vuota. E due figli, i suoi, che hanno letto il discorso che Narges Mohammadi non ha potuto pronunciare poiché rinchiusa nelle carceri iraniane dal 2021.
Le colpe di Narges Mohammadi sono quelle di essere donna e di lottare perché libertà e giustizia possano esistere in Iran.
Nel discorso letto da Kiana e Ali, Narges Mohammadi ha dedicato il premio “al glorioso movimento per le Donne, la Vita, la Libertà“.
Narges Mohammadi è una delle milioni di “donne iraniane orgogliose e resilienti che si sono ribellate contro l’oppressione, la repressione, la discriminazione e la tirannia“.
Donne coraggiose, senza volti e nomi, che hanno vissuto una vita di resistenza in varie aree di implacabile oppressione.
“Sono una donna iraniana – scrive Narges Mohammadi – una orgogliosa e onorevole collaboratrice della civiltà, che attualmente è sotto l’oppressione di un governo religioso dispotico”.
La tirannia del regime iraniano getta la sua ombra cupa su milioni di esseri umani sfollati”. Trasforma la vita in morte, la benedizione in lamento e il conforto in tormento.
Nello spazio pubblico iraniano la Repubblica islamica blocca qualsiasi movimento politico nella società, limita le opportunità politiche e sopprime le azioni collettive e individuali.
Narges Mohammadi denuncia non soltanto l’approccio intransigente, la struttura rigida di leggi non democratiche e di meccanismi e procedure opachi e fraudolenti. Ma anche l’irrilevanza che le elezioni hanno per la maggioranza del popolo iraniano.
Il sistema politico attuale ha ha ridotto a zero la partecipazione politica, reprimendo duramente le organizzazioni civili indipendenti. Limitando ogni spazio di partecipazione e interferendo con ogni processo di confronto.
“In ambito giudiziario, – ha scritto Narges Mohammadi – bisogna affermare esplicitamente che il potere giudiziario della Repubblica islamica è una manifestazione di ingiustizia e tirannia, violatore dei diritti umani. L’indipendenza del potere giudiziario è impossibile quando il capo di questo potere è nominato direttamente dalla Guida Suprema e i tribunali rivoluzionari sono sotto il controllo delle istituzioni militari e di sicurezza. Ciò che non è realizzabile in questo sistema giudiziario è la giustizia”.
Ed ancora: nella cultura, il governo ha cercato di sostenere il proprio apparato ideologico e le proprie organizzazioni di propaganda a un costo esorbitante per mantenere l’accettazione ideologica e una propaganda diffusa nella società iraniana. Nonostante tutto ciò, la macchina ideologica del governo ha perso la sua funzionalità, mettendo in discussione la legittimità del governo.
La Rete delle Donne Luterane esprime profonda ammirazione per il coraggio e la dedizione con cui Narges Mohammadi si dedica alla difesa dei diritti umani.
Una determinazione, ha affermato Maria Antonietta Caggiano della RDL, che infonde coraggio e speranza e che richiama tutte noi ad una rinnovata consapevolezza nelle nostre società.
Le luterane della RDL sono convinte che la manifestazione di solidarietà e l’impegno condiviso colmano i vuoti richiamando a responsabilità tanto le Chiese quanto i Governi dei nostri Paesi.
La causa di Narges Mohammadi, conclude Caggiano, è la nostra causa. Non potrebbe essere altrimenti. Noi che non siamo prigioniere abbiamo il dovere di farci mani, voci, menti per tutte coloro che la tirannia opprime e uccide. Per coloro che imprigiona. Per riconsegnare una speranza ai figli di Narges e a tutti i figli privati di donne meravigliose che sanno essere madri e agire anche quando incatenate.