Roma, 17 dicembre 2024 – Un recente articolo pubblicato su Avvenire ha inteso evidenziare, a proposito del matrimonio, punti di contatto tra il pensiero di Martin Lutero e quanto proposto da Papa Francesco nell’esortazione Amoris Laetitia.
Lo spunto arriva dalla recente e interessante pubblicazione Il matrimonio a Wittenberg. Con un’antologia di testi di Martin Lutero (Marcianum press, pagg.125, euro 15), di Don Francesco Pesce.
Tale confronto, pur stimolante e accattivante, mostra però un rischio: fermarsi al passato senza considerare le evoluzioni della Chiesa luterana e della riflessione teologica odierna.
La premessa non dichiarata
Non è apertamente lo scopo dell’articolo, eppure traspare una certa solerzia a voler dimostrare che, in fondo, il pensiero di Papa Francesco, e quindi della Chiesa cattolica romana sul matrimonio, sia simile se non affine alle premesse su cui, in questo ambito, si muove la teologia protestante e luterana in particolare.
Stagnazione o Progresso?
Accostare il pensiero di Lutero, sviluppato oltre 500 anni fa, con il testo di un Papa del XXI secolo può perciò sembrare un tentativo di dialogo. In realtà, questo paragone rivela più una stagnazione teologica che un’apertura verso il futuro. La Chiesa luterana, fedele al principio di Ecclesia semper reformanda est, continua a riformarsi e a riflettere su questioni contemporanee come sessualità, matrimonio, divorzio e identità di genere.
Legare il pensiero di Lutero al dibattito moderno contiene il rischio di semplificare una realtà complessa. Lutero stesso evolveva le proprie idee nel corso della vita, lasciando un’eredità dinamica che va interpretata alla luce del contesto storico e sociale in cui scriveva. Citare alcune sue frasi isolate non può rappresentare né il pensiero luterano del XVI secolo né tantomeno quello odierno.
Tanto più che, a partire proprio dai luterani, il pensiero di teologo tedesco non è fonte di verità indissolubili e intoccabili. Un approccio statico a Lutero, di accettazione passiva del suo pensiero nell’oggi rischia inoltre di cristallizzarne le idee e, con esse, impedire la necessaria lettura critica che lo renderebbe quasi una “divinità protestante”.
Indissolubilità e Divorzio: nessun parallelismo
Nel merito di quanto affermato da Avvenire, uno dei punti citati riguarda la visione del matrimonio e della sua indissolubilità. Lutero, in realtà, considerava il divorzio possibile per almeno quattro cause: adulterio, abbandono del coniuge, incapacità sessuale e incompatibilità insanabile. Inoltre, scriveva che rimanere senza matrimonio era “innaturale” per uomini e donne. Quest’ultima posizione di Lutero viene celebrata come anticipatrice del pensiero del pontefice senza, tuttavia, metterla in relazione al resto del pensiero del riformatore tedesco. Ciò aprirebbe interrogativi significativi per la Chiesa cattolica: ad esempio riguardo alla disciplina del celibato obbligatorio che Lutero, appunto, riteneva inconciliabile con la vocazione cristiana.
Tuttavia, Lutero esprimeva anche concetti problematici e difficilmente applicabili oggi. Ad esempio, sosteneva la pena di morte per chi commetteva adulterio, una posizione inaccettabile alla luce della sensibilità contemporanea.
Lutero non è un feticcio intoccabile
La Chiesa luterana non celebra quindi Lutero come una figura intoccabile. Proprio alla luce della necessità di lasciare alle spalle alcune posizioni e reinterpretare i testi, il pensiero dinanzi alle nuove conoscenze sociali, storiche e scientifiche. La teologia luterana contemporanea non si limita a ripetere Lutero, ma dialoga con il presente per rispondere alle domande della società attuale. Nella consapevolezza che il riformatore fu un uomo del suo tempo, inserito nel contesto del suo tempo e non immune alle spinte culturali e ideali di quel tempo. Perciò, seppure con una notevole capacità anticipatrice di quello che sarà, il “verbo” di Lutero non può risultare intoccabile e neppure premessa per una teologia dell’oggi che ne riconfermi sic et simpliciter le elaborazioni nel contesto storico attuale.
Se la Chiesa cattolica ritrova similitudini tra alcune frasi di Lutero e Amoris Laetitia, la Chiesa luterana ha guardato già avanti rispetto a quelle premesse. Studia Lutero con rispetto, ma senza farsi vincolare da ogni sua parola. Le sue opere rappresentano un punto di partenza, non di arrivo. Una consapevolezza che esprime la necessità di crescita che proprio Lutero indicava come premessa e fine della teologia.
Un confronto tra differenze
Cercare punti di contatto tra Amoris Laetitia e Lutero non è tuttavia qualcosa da respingere. Ma neppure un tentativo ecumenico immune da rischi. In realtà, nella celebrazione di incroci teologici, la tentazione è di nascondere differenze fondamentali nel modo di affrontare temi come matrimonio e famiglia.
Temi oggi così attuali, cruciali ma anche in continua trasformazione. La Chiesa luterana riconosce l’importanza della flessibilità pastorale, includendo percorsi di accompagnamento per persone divorziate e risposate. Lutero stesso avrebbe probabilmente approvato questa sensibilità, ma la sua visione rimane legata al suo tempo.
La Chiesa cattolica, nel suo desiderio di dialogare con Lutero, dovrebbe interrogarsi sul proprio bisogno di trovare legittimità nel passato. Il vero dialogo ecumenico richiede apertura reciproca e la volontà di confrontarsi con le sfide del presente.
Guardare avanti, con coraggio: le nuove famiglie
Anche in ambito luterano non mancano le spinte alla conservazione né al “ritorno alle origini”. Tuttavia le Chiese luterane oggi, più che un ritorno al passato, riconoscono l’originalità del pensiero di Lutero. In un percorso interpretativo che supera il pensiero del XVI secolo. La teologia luterana vive quindi nel confronto con il mondo contemporaneo, affrontando temi come equità di genere, accoglienza delle persone LGBTQ+ e nuove forme di famiglia. Questo approccio non rinnega Lutero, ma lo onora proseguendo la sua opera di riforma.
Perciò, volendo cogliere la suggestione di Lutero in dialogo con Amoris Laetitia, è utile stimolare una riflessione ecumenica a partire dalla constatazione che la famiglia oggi, come nel corso della storia, si sta trasformando. Anzi, si è già trasformata.
Nella consapevolezza che la Chiesa cattolica e quella luterana, su questo tema, percorrono strade diverse, è forse possibile tracciare un obiettivo comune: accompagnare le persone nella vita di fede con autenticità e coraggio. Ed è probabilmente questo il punto di contatto che può stabilirsi tra Lutero e l’azione dell’attuale pontefice. Con una differenza sostanziale: il pensiero di Lutero non è vincolante neppure per i luterani; mentre quello del pontefice ha ancora efficacia normativa.
Conclusioni
Guardare al passato è importante, ma non nella prospettiva di plasmare un presente e costruire un futuro che si conformino a quel passato.
Come luterani viviamo nel presente, riconoscendo l’importanza della trasformazione continua. Lutero ha aperto una strada, che oggi spetta a noi percorrere con nuove consapevolezze e risposte. La vera eredità della Riforma è la capacità di non fermarsi, continuando a interrogarsi e a evolversi.