Roma, 25 marzo 2024 – Le recenti conclusioni del Consiglio europeo destano profonda preoccupazione. In relazione al conflitto in corso tra Russia e Ucraina, si legge: “Nell’esercitare il suo diritto naturale di autotutela, l’Ucraina necessita con urgenza di sistemi di difesa aerea, munizioni e missili. In questo momento critico, l’Unione europea e gli Stati membri accelereranno e intensificheranno la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria“.
Che cosa significa tutto questo per noi oggi? Perché le società europee vengono quotidianamente spinte verso una guerra che i popoli in realtà sembrano non volere? Perché non è possibile un referendum europeo che coinvolga i popoli nell’assunzione di così gravi decisioni che, oltre a definire le paure di oggi, costruiscono il terrore a venire?
Il racconto del conflitto, di questo come di altri, ha perso la sua opportuna obiettività quando si è voluto, con forza, polarizzare il dibattito costringendo ogni preoccupazione dentro la categoria del fiancheggiamento: a Putin come ad Hamas, a favore dell’aggressore e contro il mite aggredito.
Categorie morali dentro le quali il dibattito è stato sterilizzato e soffocato. A prevalere, ieri come oggi, non è lo sforzo verso una Costituzione comune europea. Verso una unione politica necessaria quanto disattesa, ma verso una unione di interessi: militari, quindi economici e finanziari.
Il dubbio necessario
Lasciare il campo del dubbio nelle mani delle forze euroscettiche, che lavorano cioè per distruggere il sogno europeo, è il duplice errore che si sta commettendo.
L’Europa esiste nella misura in cui i cittadini e le cittadine dei diversi Paesi sentono di farne parte: con le loro storie, differenze, aspirazioni, fedi.
Nella situazione attuale non possiamo che essere preoccupati della precipitosa corsa verso un riarmo giustificato dagli spettri che pure abbiamo contribuito ad evocare. In quest’ottica la parola pace, nelle conclusioni del Consiglio Europeo (consultabili qui in italiano) rischia di apparire grottesca.
L’impegno luterano
Come luterani vogliamo riaffermare la necessità che la pace sia e divenga il frutto di un impegno concreto, visibile, necessario. Esortati dal Vangelo di Matteo, riteniamo questo impegno non solo il compimento di un preciso mandato rivolto a tutti i cristiani e le cristiane, ma anche il cammino che le Chiese possono e devono seguire nonostante la retorica bellicista che sembra oggi prevalere.
Adoperarsi per la pace non significa ignorare la cronaca dell’aggressione all’Ucraina, né, tantomeno, la storia dei conflitti, della loro genesi, dei lutti e drammi che si portano appresso ben prima del 24 febbraio 2022.
Determinati e saldi
Mentre l’attuale leadership dell’Unione europea è “determinata ad aumentare la sua prontezza alla difesa e le sue capacità di difesa complessive affinché siano all’altezza delle sue esigenze e ambizioni
nel contesto delle crescenti minacce e sfide per la sicurezza“, la Chiesa evangelica luterana in Italia vuol essere altrettanto determinata, in una prospettiva ecumenica e globale, ad aumentare la prontezza di impegno per la pace, consapevole che la difesa dei popoli è innanzitutto minacciata proprio dalla sconsiderata politica di riarmamento in atto.
Le guerre vengono combattute a partire da due soggetti. La pace è quindi l’opportunità che i due e i molti possono, con energie pari e forse inferiori a quelle necessarie alla guerra, trovare l’opportunità di spegnere l’odio.
La necessità di dover ribadire la sovranità degli Stati, come giustificazione all’aumento della prontezza di difesa e quindi a nuovi investimenti milionari destinati al riarmo, conferma la limitatezza di visione della politica e la necessità che i cristiani e le cristiane facciano sentire la loro voce.
La pasqua come testimonianza
L’occasione della pasqua ci incoraggia a non aver paura dell’oscurità, proprio quando essa sembra prevalere e nessuno spiraglio di luce si intravede. Come cristiani e cristiane la prospettiva della morte, che la pasqua apre davanti a noi, annuncia anche quel che arriva dopo, che va oltre la morte.
La rinascita della resurrezione è possibilità concreta che la distruzione non rimanga l’unica e inevitabile prospettiva possibile. Che l’inganno della morte e del riarmo non divenga l’unica risposta alla necessità di sicurezza che tutti e tutte certamente vogliamo.
Non è possibile immaginare la pace come prodotto della fine della distruzione, come risultato del silenzio o come figlia del maggior numero di armi tra noi.
La pace che la pasqua annuncia è il superamento della prospettiva della paura, il rovesciamento del racconto dell’umanità distrutta e disperata, è la conferma che osare la speranza realizza la speranza.
In questo rimaniamo saldi come cristiani e cristiane, con l’aiuto di Dio.