Il 20 febbraio, domenica pomeriggio tutte le confessioni di Napoli si sono radunate nel Duomo per una preghiera ecumenica per la pace, pensando soprattutto all’Ucraina e alla Russia. Il Duomo era strapieno. Tra i testi e riflessioni che abbiamo condiviso, trovate qui quello di Dietrich Bonhoeffer (il testo completo del discorso di Bonhoeffer alla conferenza ecumenica di Fanö, tenuta il 28.8.1934; DBW 13, pp. 298-301, tedesco):

“Oh, se potessi ascoltare le parole del Signore, che promette la pace al suo popolo e ai suoi santi” (Salmo 85,9). Tra gli scogli del nazionalismo e dell’internazionalismo, il cristianesimo ecumenico grida il suo Signore e il suo comandamento. Il nazionalismo e l’internazionalismo sono questioni di necessità e possibilità politiche. Ma l’ecumenismo non si interroga su questi, ma sui comandamenti di Dio e grida questi comandamenti di Dio senza esitazione in mezzo al mondo. Come membro dell’ecumenismo, l’Alleanza Mondiale per l’Amicizia delle Chiese ha sentito la chiamata di Dio alla pace e sta inviando questo comandamento al mondo. Il nostro compito teologico qui è quindi solo quello di ascoltare questo comandamento come un comandamento vincolante e non di discuterlo come una questione aperta. “Pace in terra” non è un problema, ma un comandamento dato con l’apparizione di Cristo stesso. C’è un doppio atteggiamento di fronte al comandamento: l’obbedienza incondizionata e cieca dell’atto o la domanda ipocrita del serpente: Dio avrebbe forse voluto dire? Questa domanda è il nemico mortale dell’obbedienza, è quindi il nemico mortale di ogni vera pace. Dio non avrebbe dovuto conoscere meglio la natura umana e sapere che le guerre devono venire in questo mondo come le leggi della natura? Dio non avrebbe forse voluto dire che dovremmo parlare di pace, ma non metterla in pratica così alla lettera? Dio non avrebbe voluto dire che dovremmo lavorare per la pace, ma che dovremmo anche fornire carri armati e gas velenosi per assicurarla? E poi l’apparentemente più grave: Dio avrebbe voluto dire: Non proteggerai il tuo popolo? Dio avrebbe voluto dire: Abbandona il tuo prossimo al nemico? No, Dio non ha detto tutto questo, ma ha detto che la pace deve essere tra gli uomini, che dobbiamo obbedirgli sopra ogni altra cosa, questo è ciò che intendeva. Chi mette in discussione il comandamento di Dio prima di obbedire, lo ha già rinnegato.

La pace deve essere perché Cristo è nel mondo, cioè la pace deve essere perché c’è una sola Chiesa di Cristo, e solo per lei il mondo intero vive ancora. E questa Chiesa di Cristo vive allo stesso tempo in tutti i popoli e tuttavia al di là di tutte le frontiere di tipo nazionale, politico, sociale, razziale, e i fratelli di questa Chiesa sono legati più inseparabilmente dal comandamento dell’unico Signore Cristo, al quale danno ascolto, di quanto tutti i legami della storia, del sangue, delle classi e delle lingue possano legare gli uomini. Tutti questi legami di natura interiore sono sì validi, non indifferenti, ma davanti a Cristo non sono nemmeno legami definitivi. Per questo motivo, i membri del movimento ecumenico, se dimorano in Cristo, considerano la sua parola e il suo comandamento di pace più santi, più infrangibili, delle più sante parole e opere del mondo naturale, perché sanno: Chi non sa odiare il padre e la madre per il proprio bene non è degno di lui, e mente quando si definisce cristiano. Questi fratelli per mezzo di Cristo obbediscono alla sua parola e non dubitano né mettono in dubbio, ma osservano il suo comandamento di pace, e non si vergognano nemmeno di parlare della pace eterna in faccia al mondo. Non possono rivolgere le armi l’uno contro l’altro perché sanno che così facendo stanno rivolgendo le armi a Cristo stesso. Per loro, in tutta l’angoscia e l’afflizione della coscienza, non ci si può sottrarre al comandamento di Cristo che ci sia pace.

Come nasce la pace? Attraverso un sistema di trattati politici? Attraverso l’investimento di capitali internazionali nei vari paesi? cioè attraverso le grandi banche, attraverso il denaro? O addirittura attraverso un riarmo pacifico a tutto campo allo scopo di assicurare la pace? No, non attraverso tutto questo, e per una ragione, perché qui si confondono pace e sicurezza. Non c’è modo di raggiungere la pace attraverso la via della sicurezza. Perché la pace deve essere osata, è un grande rischio, e non può mai essere assicurata. La pace è il contrario della sicurezza. Chiedere sicurezza significa diffidare, e questa diffidenza a sua volta fa nascere la guerra. Cercare la sicurezza significa volersi proteggere. Pace significa abbandonarsi completamente al comandamento di Dio, non volere la sicurezza, ma mettere la storia delle nazioni nelle mani di Dio Onnipotente in fede e obbedienza e non volerne disporre egoisticamente. Le battaglie non si vincono con le armi, ma con Dio. Si vincono anche dove il cammino porta alla croce. Chi di noi può dire di sapere cosa potrebbe significare per il mondo se un popolo – invece di tenere un’arma in mano – ricevesse l’aggressore pregando e indifeso e quindi armato dell’unica buona difesa e arma? (Gedeone: …del popolo è troppo che è con te…. Dio stesso esegue il disarmo qui!)

Ancora una volta: come nasce la pace? Chi invoca la pace in modo che il mondo la senta, sia costretto a sentirla? In modo che tutte le nazioni debbano rallegrarsene? Il singolo cristiano non può fare questo – egli può infatti, dove tutti tacciono, alzare la sua voce e dare testimonianza, ma le potenze del mondo possono passare sopra di lui senza una parola. La chiesa individuale può anche testimoniare e soffrire – oh, se solo lo facesse – ma anch’essa è schiacciata dalla violenza dell’odio. Solo l’Unico Grande Concilio Ecumenico della Santa Chiesa di Cristo di tutto il mondo può dirlo in modo tale che il mondo debba ascoltare a malincuore la parola di pace e che le nazioni si rallegrino perché questa Chiesa di Cristo, nel nome di Cristo, toglie le armi dalle mani dei suoi figli e proibisce loro la guerra e proclama la pace di Cristo sul mondo infuriato. Perché temiamo le urla di rabbia delle potenze mondiali? Perché non li priviamo del loro potere e lo restituiamo a Cristo? Possiamo farlo oggi. Il concilio ecumenico è riunito, può inviare questa chiamata radicale alla pace ai credenti in Cristo. Le nazioni lo stanno aspettando in Oriente e in Occidente. Dobbiamo lasciarci svergognare dai pagani d’Oriente? Dovremmo lasciare soli gli individui che osano rischiare la loro vita per questo messaggio? L’ora sta correndo veloce – il mondo sta in armi e una terribile sfiducia si affaccia su ogni volto, la fanfara di guerra può essere suonata domani – cosa stiamo aspettando? Vogliamo noi stessi diventare complici come non mai? M. Claudius: “A cosa mi serve la corona e la patria e il popolo e l’onore, non possono rendermi felice – ahimè, c’è la guerra nel paese e io non voglio esserne colpevole”.

Vogliamo parlare a questo mondo, non una mezza parola, ma una parola intera, una parola coraggiosa, una parola cristiana. Vogliamo pregare che questa parola ci sia data – oggi – chissà se ci troveremo ancora l’anno prossimo?

Pastora Kirsten Thiele, Napoli

Foto: Pixabay

 

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