31 luglio 2023 – Anche lo Zugspitze, che con i suoi 2962 è la vetta più alta della Germania, perderà lo status di ghiacciaio. Nella patria di Martin Lutero sono ormai rimasti quattro ghiacciai.
Nei giorni scorsi la Chiesa evangelica luterana in Baviera insieme all’arcidiocesi di Monaco e Frisinga hanno celebrato un requiem per lo scioglimento dei ghiacciai.
Gli effetti del cambiamento climatico continuano a devastare vaste aree del pianeta come si è visto con i recenti eventi estremi anche in Europa;: temporali e incendi nel nord e sud dell’Italia e in Grecia.
Simbolicamente le Chiese del Werdenfelser Land hanno seppellito il ghiacciaio eterno dello Zugspitze che, appunto, è destinato a scomparire.
Il tema dell’evento del 25 luglio scorso, era tratto dal Salmo 121: “Alzo gli occhi verso i monti – da dove verrà il mio aiuto?”
Una occasione concreta in cui condividere diverse informazioni sul cambiamento climatico, una cerimonia e uno spazio per piangere il ghiacciaio “morente”. Ed un invito pressante: affrontare insieme il cambiamento climatico.
Nonostante visibilità scarsa, il nevischio residuo, una piccola comunità ecumenica si è così riunita nella chiesetta della Visitazione per rendere l’estremo saluto al ghiacciaio settentrionale che, come quello meridionale nel 2020, presto perderà lo status di ghiacciaio.
Gli scienziati si aspettano che il ghiacciaio si sciolga entro il 2030, mentre alcuni abitanti del luogo manifestano la loro angoscia dinanzi al mutare del paesaggio che li ha visti nascere e crescere.
Per la Chiesa Luterana il cambiamento climatico è ormai diventato una questione pastorale. La crisi climatica, modificando i luoghi e la vita delle persone, rendendo i ricordi dolorosi, sta sostituendo con le macerie ciò che un tempo era familiare e tranquillizzante.
Le persone e i credenti riuniti in questa insolita cerimonia, si chiedono verso quale destino siamo proiettati, mentre un tamburo risuona lento e solenne tra le vette poco innevate.
Segue poi il lamento del Salmo 81: se solo il mio popolo fosse obbediente! È l’incipit dell’elegia sulla fine del ghiacciaio eterno, composto dal maestro Wilko Ossoba-Lochner.
La fine di un qualcosa che si considerava eterno, come il ghiacciaio, sembra una metafora di disillusione verso tutto quel, un tempo, era sicuro, stabile.
Eppure, sostengono i teologi intervenuti, è necessario questo “grido muto” per guardare lo “specchio di errori e omissioni umane” di cui portiamo le responsabilità.
L’iniziativa, tuttavia, non ha voluto solo essere celebrazione della fine. Partire da un destino che sembra segnato per risvegliare la speranza. Dall’altura dello Zugspitze, dove simbolicamente arriva il soffio della sabbia del Sahara, la cenere delle foreste brasiliane in fiamme, lo smog delle metropoli, insomma lo sporco del mondo, si può percepire nettamente come tutto si appartiene, tutto è collegato e interdipendente.
Glossario e approfondimenti Ghiacciaio, ovvero un accumulo di neve che affronta, senza sciogliersi, il periodo estivo. Una grande massa di ghiaccio delle regioni montane e polari, adunata negli avvallamenti, formata dalle nevi sotto l'azione del gelo e scorrente verso il basso. I ghiacciai attualmente occupano circa il 10% delle terre emerse e, per effetto del cambiamento climatico, si riducono ogni anno. Requiem, è la prima parola usata nella frase latina requiem aeternam dona eis, Domine, ovvero «l’eterno riposo dona a loro, o Signore». È usata come preghiera di invocazione per i defunti. Deriva dal latino requies composta dalla particella re (ripetizione) e quies (riposo, quiete). Comunicato in tedesco, qui. Articolo su EPD, qui.