Roma, 3 ottobre 2023 – Il giorno della Riforma a Gerusalemme, quest’anno ha evidenziato quanto sia difficile parlare di speranza qui in questo momento.
Il vescovo luterano in Giordania e Terra Santa, Sani Ibrahim Azar, ha presieduto il culto della Riforma nella Chiesa del Redentore nella Città Vecchia. Qui tradizionalmente si riuniscono luterani provenienti da diverse congregazioni nazionali per la celebrazione annuale.
Un appuntamento speciale quest’anno: il 125mo anniversario della Chiesa del Redentore. La guerra a Gaza ha portato ad annullare i programmi di festeggiamento previsti. In questo momento è necessario concentrarsi sulla sofferenza di tante persone che lottano per la loro vita.
Per Azar, “la Città Vecchia è piuttosto vuota rispetto agli anni passati”. Sembra, continua, che “la vita qui a Gerusalemme sia ferma” e si respira “molta tensione“.
Eventi, raduni, attività che prevedono la partecipazione di più persone contemporaneamente, così come i culti domenicali, si sono ridotti al massimo. La maggior parte delle persone ha paura di uscire tardi nel caso succeda qualcosa. In generale, avverte il vescovo luterano, “c’è una mancanza di fiducia tra le persone, palestinesi e israeliani, e ognuno ha paura dell’altro”.
Perciò il tempo della Riforma, quest’anno ha voluto essere un tempo per ricordare che riformare significa prendersi cura dei bisogni delle persone e rinnovare la loro vita.
Nonostante le tensioni, l’appuntamento ha coinvolto i cristiani di diverse denominazioni nell’ascolto della Parola affidata quest’anno all’arcivescovo anglicano Husam Naoum.
Tra gli ospiti, anche anche il patriarca greco-ortodosso: segno di un ecumenismo volto al sostegno reciproco tra i cristiani in Terra Santa.
Questo clima di tensione e preoccupazione per le sorti del conflitto a Gaza, paralizza la vita a Gerusalemme, induce a rendersi conto che molte persone vivono nella paura per se stesse e per le proprie famiglie.
I cristiani in Terra Santa – spiega Azar – sono tutti imparentati o strettamente legati tra loro, quindi ogni famiglia cristiana a Gerusalemme ha molto probabilmente membri e amici a Gaza.
E diversi membri della congregazione luterana in Terra Santa hanno perduto familiari negli attacchi di questi e dei giorni scorsi
I cristiani devono ribadire perciò il loro impegno contro ogni violenza. Contro ciò che sta accadendo a Gaza e contro l’attacco di Hamas.
La sfida per i luterani in Terra Santa, è oggi poter accompagnare i nostri membri di chiesa nell’affrontare la disperazione in cui sono stati precipitati. Infatti molti di loro si chiedono: ‘Quando toccherà a noi?’
Una domanda che rende complesso, difficile e ardito parlare di speranza qui, ora e guardando al futuro.
Mentre è importante distinguere tra palestinesi e Hamas, conclude il vescovo Azar, come cristiani palestinesi, “siamo qui da molti anni, senza essere riconosciuti eppure chiedendo riconciliazione. Siamo al servizio dei bisogni delle persone e stiamo lavorando per il futuro dell’intera famiglia umana”.
Anche per i luterani in Terra Santa, quindi, la priorità rimane la conclusione immediata della guerra: fermare l’uccisione di donne e uomini, bambini e anziani.
Affidandosi non solo alle preghiere dei cristiani nel mondo perché il conflitto cessi, ma nella speranza che giunga presto “il diritto dei palestinesi ad esistere qui”.
Glossario e approfondimenti Foto di copertina e interna, ©LWF/A. Hillert Articolo originale, in inglese, qui.