La Villa Reale di Portici ospita oggi la Facoltà di Agraria. Nella sezione museale potete vedere degli armadi che custodiscono barattoli di vetro. Dentro ci sono sementi di vario tipo: ecco i semi, se restano tali, possiamo ammirarli, toccarli, studiarli, ma niente di più.
Gesù, quando parla del regno di Dio, o del senso della sua missione, usa l’immagine di un seme. Una cosa minuscola, che, se non siamo studenti di botanica o agricoltori, ha poche chance di suscitare il nostro interesse. Se il chicco di grano muore, produce molto frutto. Gesù, secondo il vangelo di Giovanni, ci espone questa verità molto semplice.
Alcuni greci simpatizzanti per la religione ebraica si trovano a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua. E non si vogliono lasciar scappare la sensazione di vedere anche questo Gesù, un maestro di cui parlano tutti, che ha persino risuscitato un suo amico di Betania.
Gesù, invece di andare ad incontrare i greci, spiega ai discepoli una cosa. Ecco in che consiste la sua gloria: è quella di un chicco di grano. È interessante che “gloria” in ebraico ha anche il significato di “peso” e quanto pesa un seme? Nel granello di frumento, piccolissimo e leggerissimo, c’è però una potenza. Anch’essa microscopica, che non vediamo a occhio nudo. Ma è tanto misteriosa quanto efficace, perché programmata dal Creatore. La sua legge intrinseca è semplice: se muore, cioè se il suo aspetto attuale si decompone, a contatto col suolo, produce frutto, molto frutto.
Gesù sta parlando di sé e del senso della sua vita ma anche di coloro che lo seguono. Bisogna imparare dal chicco di grano, fidarsi della sua forza nascosta, proprio quando sarà più difficile e necessario, di fronte alla croce del loro maestro.
Anche il profeta Geremia parla di una nuova programmazione. Dio ha deciso di mettere la sua Legge direttamente nel cuore dei suoi, visto che i comandamenti che aveva dato loro affinché custodissero la loro libertà li hanno violati.
Conosceranno chi è Dio nel momento in cui li accoglie così come sono e li perdona: tutti loro mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò la loro colpa e non mi ricorderò più del loro peccato.
Che bella notizia dà Geremia ai suoi connazionali provati dall’esilio, appesantiti dai sensi di colpa.
Anche per noi a volte non è facile credere alla parola che ci rassicura dell’interesse di Dio per la sua creazione e del suo progetto. Ci sembra che le brutte notizie del telegiornale occupino sempre più spazio, facciamo fatica a credere nella forza minuscola e invisibile del granello di fumento.
Ma Dio ci chiede soltanto di aprirci e affidarci alla sua opera. Gesù, con la sua vita, ci ha ricordato che Dio fa per noi un nuovo patto, se crediamo al suo perdono e ai frutti che nascono da un piccolo seme.
Pastore Alberto Rocchini, Torre Annunziata