Roma, 2 ottobre 2022 – Più che una rete si tratta di un macramé, di un intreccio di fili colorati che creano mosaici variopinti fatti di esperienze, impegno, doni, vocazione. Certo, talvolta, anche fatica e preoccupazione: per il futuro del pianeta, l’ambiente, la giustizia di genere non solo binaria.
Donne luterane ma, innanzitutto, donne di fede consapevoli di non essere un organismo estraneo alla Chiesa ma di esserne parte. Una parte integrata capace di restituire vitalità, gioia, riflessione alle Comunità luterane in Italia.
Capaci di alimentare la vita delle comunità con la ricerca di significato e senso alla nostra presenza nella società moderna. Ma anche caparbiamente votate a tessere, ancora una volta, relazioni ecumeniche e internazionali forti, efficaci. Traducendo e condividendo i documenti del WICAS (Women in Church and Society) della Federazione Mondiale Luterana; promuovendo chiese sicure
quali luoghi fisici e umani in cui ognuno e ognuna sa di poter trovare ascolto, accoglienza, comprensione, fede.
La Rete delle Donne, quindi, non è solamente l’ennesima articolazione ecclesiastica in un organigramma: parte perciò viva, pulsante, attenta di una Chiesa che assume pienamente l’impegno evangelico della pluralità di voci nell’unica fede che unisce.
Non soltanto nella denuncia: della violenza contro le donne, dei femminicidi. Ma anche nella pratica di promuovere la conoscenza delle donne che ce l’hanno fatta. Che hanno saputo ribellarsi a logiche patriarcali violente, in una società che è ancora sul cammino della propria emancipazione culturale, economica, politica.
Per Renate Zwick, referente nazionale della Rete, “è giunto il momento non soltanto di ascoltare la voce delle donne, ma di rendersi conto, in relazione al grande e urgente tema della salvaguardia dell’ambiente, di quanto sia necessario guardare al pianeta dalla prospettiva eco-femminista”.
“La devastazione del pianeta – insiste Zwick – non produce conseguenze uguali per uomini e donne. Ancora una volta, anche in tema di clima e ambiente, sono le donne a pagare il prezzo più alto. I movimenti ambientali ed ecologici generalmente continuano a sottovalutare la connessione tra il dominio maschile e la soppressione delle donne nella società e nella crisi ecologica. Lo sfruttamento del pianeta, l’abuso delle risorse naturali ci interroga come metafora dello
sfruttamento dell’uomo sull’uomo e, segnatamente, del patriarcato contro le donne”.
Nel promuovere il dialogo delle donne nella chiesa, la Rete delle Donne ha goduto in questi anni di una capacità d’esplorazione della società e di temi, tutt’altro che secondarie, che sono risultati poi patrimonio collettivo della chiesa.
“Certo, insiste Renate, risentiamo ancora delle drammatiche conseguenze della pandemia sul nostro impegno: con le limitazioni nei viaggi, e quindi negli incontri; e con una esasperante virtualità che ha rischiato di rendere ancora più evanescenti temi che, invece, rimangono rilevantissimi sul nostro presente”.
In una tensione fortissima tra presente e prospettiva futura, la Rete delle Donne, già si proietta al 2023 quando, tra il 10 ed il 12 febbraio si ritroverà a Firenze, in presenza, per l’annuale convegno sulla “potenza della voce: pratiche di ascolto e di espressione per prendersi cura di sé e del creato”, di cui daremo più avanti tutte le informazioni necessarie.